Sono trascorsi cinque anni dalle tragedie di Charlie Hebdo e del Bataclan, entrambe con protagonista Parigi, la Francia e il nostro stare insieme come europei e come occidentali. Cinque anni nel corso dei quali lo Stato islamico è stato duramente combattuto e, forse, sconfitto ma l’estremismo e i vari fondamentalismi che affliggono la nostra società, purtroppo, si sono addirittura rafforzati, come dimostra il recente assassinio del professor Samuel Paty ad opera di un estremista, solo perché aveva mostrato ai suoi studenti le vignette del noto settimanale satirico dedicate al profeta Maometto.
Cinque anni e ci torna in mente la bellezza, l’esempio la voglia di vivere di Valeria Solesin, la giovane ricercatrice italiana che venne uccisa in quella maledetta notte di novembre mentre stava seguendo un concerto al Bataclan.
Cinque anni e la sensazione di un’Europa sempre più fragile e di un Occidente in ginocchio, nonostante i piccoli passi avanti compiuti e l’unità raggiunta in materia di contrasto al Coronavirus.
Cinque anni e ricordiamo come se fosse ieri quella notte, le edizioni straordinarie dei telegiornali, la reazione inadeguata del governo Hollande, la doverosa solidarietà internazionale e la paura per il nostro futuro, alla vigilia di un anno, il 2016, che avrebbe condotto alla Brexit, alla vittoria di Trump negli Stati Uniti, al tentato colpo di Stato in Turchia, alla feroce repressione di Erdoğan nei confronti dei gulenisti e degli oppositori in generale e, ancora in Francia, alla barbarie di Nizza nel giorno della festa nazionale transalpina.
Cinque anni ed è bene conservare la memoria di quelle sensazioni, di quelle emozioni strazianti e di quel timore che non ci avrebbe più abbandonato: un po’ per i legami strettissimi che coltiviamo con un paese che è da sempre un nostro interlocutore privilegiato, un po’ per il ripetersi di episodi analoghi in giro per l’Europa, comprese le Ramblas di Barcellona.
A Valeria Solesin, alla sua voglia di vivere, alla sua passione europeista, ai suoi sogni e alla significativa dignità della sua famiglia, mai sopra le righe nonostante il dolore e la sofferenza patita, va il nostro nostro pensiero.
La Francia è oggi uno dei paesi più colpiti dal Covid e sta vivendo una tragedia non meno sanguinosa degli attacchi terroristici che la sconvolsero cinque anni fa. Proprio come allora, l’agenda italiana e quella francese sono abbastanza simili, a conferma che questo è un mondo globale, che tutto ciò che accade in giro per il pianeta ci riguarda, che confini e frontiere esistono ormai solo nelle nostre teste e che la battaglia contro ogni fondamentalismo, negazionismo e oscurantismo o è comune o è persa in partenza.
Non possiamo permetterci l’oblio: lo dobbiamo alle nuove generazioni e a coloro che domani erediteranno la società che stiamo costruendo.
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