Forse ci sarà giustizia finalmente per i lavoratori morti per l’amianto respirato alla Montefibre di Verbania
Pallanza, grazie alla sentenza della Cassazione, III Sezione Penale, presieduta dal dott. Vito Di Nicola, che
ieri, a tarda notte, ha annullato la sentenza della Corte d’Appello di Torino, che in sede di rinvio aveva mandato
assolti gli imputati, ex dirigenti dell’azienda chiusa nel 1983!
“Si tratta di una grandissima e storica vittoria”! ha detto Laura Mara del Foro di Busto Arsizio, avvocata delle
due uniche parti civili ricorrenti, Medicina Democratica, Movimento di Lotta per la Salute ed AIEA,
Associazione Italiana Esposti Amianto. “Ora, (per la terza volta!) si celebrerà’ un nuovo processo per i lavoratori
deceduti della Montefibre e sarà una nuova sezione della Corte d’Appello di Torino, che dovrà rifare il
processo e che – con evidenza – dovrà rispettare il rinvio vincolato della sentenza della Corte di Cassazione, che
leggeremo non appena usciranno le motivazioni”.
Dovranno quindi “tornare” in Tribunale i cinque anziani ex manager della Montefibre, Luigi Ceriani, Giorgio
Mazzanti, Gianluigi Poletti, Bruno Quaglieri e Carlo Vannini, per rispondere di omicidio colposo e lesioni
personali gravissime per le morti/malattie dovute a mesotelioma, carcinoma polmonare e asbestosi dei
lavoratori. Nello stabilimento di Verbania-Pallanza si producevano fibre poliammidiche, in particolare il Nylon
6,6 e l’amianto era presente come materiale di coibentazione nei macchinari della lavorazione del Nylon, i cui
componenti potevano raggiungere temperature molto alte. Le ultime bonifiche effettuate nel 2015 evidenziavano
ancora una presenza di ben 800 tonnellate di Amianto presso il citato insediamento industriale verbanese!
“Con questa sentenza della III Sezione Penale della Cassazione, che non è la prima nel suo genere- ha detto
Fulvio Aurora, responsabile delle vertenze giudiziarie di Medicina Democratica e AIEA- confidiamo che si apra
una pagina nuova per il riconoscimento sia delle responsabilità di chi non ha tutelato, a suo tempo, la salute dei
lavoratori, sia del nesso di causalità tra l’amianto presente in quella, come in tante altre aziende simili, e
l’insorgenza di patologie gravissime e mortali come il mesotelioma. Seguiamo questi processi come parti civili
dal 2004, e ne stiamo seguendo una quarantina in varie parti del Paese: troppe volte abbiamo assistito
all’affermarsi di teorie “negazioniste, per cui molti processi si sono risolti con l’assoluzione o con la prescrizione
dei reati contestati, anche grazie alla durata infinita e alla cavillosità dei procedimenti giudiziari. Chi si è
ammalato e ha perso la vita per il lavoro merita giustizia”!