Si aprono le manifestazioni per gli 800 anni dalla morte di Dante. Il Sommo diventa una miniera di valutazioni attualissime, partendo dalla sua scommessa sulla Lingua italiana e giungendo alle socratiche massime di vita: “ritieni (ricorda), che sanza lo ritener capire è indarno”, massima da sottoporre agli umani tablet-dipendenti, che subappaltano la loro memoria (ed altro) all’elettronica. L’attualità dell’Alighieri è soprattutto nelle sue visioni: filosofiche, storiche e politiche.
Forse nessuno però ha mai ipotizzato Dante come precursore del cinema moderno. Soprattutto nella “Commedia” si hanno tecniche narrative che fanno parte del cinema odierno, come i “fuori campo”. Difatti il Sommo accresce l’aspettativa del lettore, anticipando quanto poi accade, con i suoni che provengono dalla “scena” successiva, tecnica usata nel cinema più recente, che fa precedere, con le voci fuori campo, i dialoghi o i rumori della scena seguente, sovrapponendoli alle immagini della scena precedente. Forse si può pure ipotizzare che l’Alighieri abbia anche lanciato l’idea degli “effetti speciali”, ciò nella descrizione dei fantastici mondi, da lui forse veramente “visitati”.
Chiudiamo con l’ultima ipotesi più ardita: Dante fu forse l’inventore della “dissolvenza incrociata” cinematografica, quando risolve la scena narrata con il ripetuto “caddi come corpo morto cade”, in quanto nella Commedia sviene e poi riprende da zero la scena successiva, come oggi nel cinema con la “D. I.”. Di converso è quasi impossibile rappresentare al cinema l’arte quasi millenaria di Dante, che è ovviamente profetica, oltre che nelle parole e nelle immagini, anche nella tecnica narrativa. L’attualità del grande poeta, politico e scienziato del medioevo, fa letteralmente accapponare la pelle. Ciò per chi ama la poesia ed ha ancora… la pelle (anagramma).