Il 15 ottobre 2020 è una data che può entrare a buon diritto tra le tappe per l’affermazione della libertà di stampa in Europa: quel giorno il Tribunale de La Valletta deciderà se Neville Gafà, il faccendiere maltese e già strettissimo collaboratore del Governo Muscat ha integrato il reato di minaccia nei confronti del giornalista italiano Nello Scavo e quale sarà la pena, nonché la forma risarcitoria sia all’inviato di Avvenire che alla stessa testata e alla Federazione Nazionale della Stampa Italiana, tutti costituiti parte civile per il tramite degli avvocati Giulio Vasaturo e Chris Busietta. Tutto questo succederà il giorno prima del terzo anniversario dell’attentato costato la vita a Daphne Caruana Galizia, uccisa perché scriveva sul suo blog una cronaca puntuale sulla corruzione che devasta l’isola e che non sopporta l’informazione. Adesso è chiaro per tutti, anche per coloro che inizialmente non hanno voluto vedere il grave gap che sovrasta un pezzo dell’Unione Europea. “Il Tribunale di Malta ha sancito, per la prima volta, un principio fondamentale nella giurisprudenza comunitaria. – afferma l’avvocato Vasaturo che rappresenta la Fnsi in numerosi processi in cui sono parti lese i giornalisti e la Federazione in Italia e questa volta anche in un altro Paese – Si è riconosciuto che chi attenta alla libertà di stampa commette un reato che va ben oltre i confini nazionali”. Il reato di Gafà è stato quello di “intimare” a Nello Scavo di stare zitto, altrimenti lo avrebbero zittito. E ha usato il verbo al plurale pur senza specificare chi fossero gli altri; lo ha fatto con un tweet del 27 giugno 2020 rivolto appunto a Nello Scavo: “Se non la smetti con le tue losche attività, ti fermeremo noi”. Nel corso dell’udienza del primo ottobre, che si è tenuta in Tribunale a La Valletta, è stato depositato il rapporto della polizia dell’isola contenente le prove raccolte a carico di Gafà ed è stato sentito Nello Scavo, il quale a sua volta ha fatto una ricostruzione dettagliata dei fatti. La minaccia è arrivata nei giorni in cui il giornalista ha pubblicato una serie di reportage sul coinvolgimento del Governo dell’isola e di Gafà nei respingimenti dei migranti verso la Libia, attuati con metodi mai del tutto chiariti ma che hanno prodotto, purtroppo, vittime e riportato in Africa persone che da lì stavano fuggendo.
La coincidenza della data della nuova udienza del processo e dell’attentato a Daphne provoca amarezza ma fornisce speranza. C’è ancora bisogno di verità sulla morte di una delle più brave giornaliste europee. Però c’è, adesso, la consapevolezza che la libertà di informazione può affermarsi in tutta Europa. In aula il primo ottobre c’erano molti cronisti e blogger maltesi, tra questi Manuel Delia che insieme a molti colleghi continua con forza e determinazione a raccontare l’isola difficile e i suoi problemi di corruzione. C’era la presidente della Federazione dei giornalisti maltesi Sylvana Debono a sottolineare con la sua presenza che chi colpisce un giornalista in Europa li colpisce tutti e che quel tentativo di intimidazione avrà contro un fronte comune. L’azione giudiziaria partita con la denuncia di Nello Scavo sta producendo, forse per la prima volta, un effetto di consapevolezza collettiva dell’importanza della libertà di stampa in Europa, invocata purtroppo quando ci sono vittime come Daphne Caruana Galizia o Jean Kujak ma poi lasciata un po’ in ombra, salvo comprenderne il valore di fronte a gravissime situazioni come quella della Bielorussia.
Anche questo processo, a guardar bene, non è semplice. E’ iniziato su un pressing importante di voci autorevoli dell’informazione in Europa, in primis quella della Federazione europea dei giornalisti (Efj), della Fnsi, cui si è unito il consorzio Media Freedom Rapid Response e l’Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa con appelli alle autorità italiane e maltesi che hanno avuto eco nel Consiglio d’Europa. Non si può eludere un altro aspetto di questa storia: nello Scavo è stato minacciato perché ha raccontato uno dei lati più oscuri di ciò che accade con la fuga dei profughi nel Mediterraneo e sul ruolo che hanno i Paesi di primo approdo, con relative responsabilità. Un aspetto che mette a nudo ciò che fa l’Europa nel suo complesso su tale fenomeno. E poi c’è la figura di Neville Gafà, l’autore delle minacce; l’odierno imputato al processo era nello staff dell’ex premier maltese Joseph Muscat, ciò rende la vicenda specifica ancor più grave nel contesto della democrazia che si afferma esistere nell’Unione Europea. Gafà non è uno sconosciuto e lo dimostra la piccola folla di suoi sostenitori che hanno “accolto” con insulti e slogan ostili l’uscita di Nello Scavo e dei suoi avvocati dal Tribunale. Frasi offensive sono state rivolte anche al blogger Manuel Delia che era con Scavo in quel momento e per evitare aggressioni è dovuta intervenire la polizia dell’isola. Cosa sta portando alla luce questo processo scomodo e indesiderato? Nel mirino non c’è solo quel procedimento penale ma un movimento di democrazia. La delegazione della Fnsi dopo l’udienza ha incontrato i familiari di Daphne ed è stato reso omaggio al mausoleo della giornalista uccisa. Il 15 ottobre, dopo la sentenza, non sarà un giorno qualunque ma la vigilia delle celebrazioni per il triste anniversario dell’attentato e un verdetto che affermi la penale responsabilità di Gafà potrà essere il miglior omaggio al sacrificio della blogger maltese, una dedica al suo lavoro e un seme di speranza per la libertà dei giornalisti in Europa. La Fnsi sarà presente con una sua rappresentanza alla celebrazione e in contemporanea si terrà a Ronchi dei Legionari un evento voluto da Leali delle Notizie che prevede l’inaugurazione di un murale dedicato a Daphne. “Sarà un ponte ideale e altamente simbolico tra Ronchi, l’Italia, e La Valletta – dicono il Presidente e il Segretario della Fnsi, Giuseppe Giulietti e Raffaele Lorusso – poiché crediamo che ci sia bisogno di focalizzare l’attenzione dell’Europa sulla reale libertà dei giornalisti in tutta l’Unione Europea anche in quelli che crediamo ‘angoli remoti’. La Federazione della Stampa Italiana insieme alla Efj chiederanno al più presto un’ispezione a Malta perché ci sono circostanziate report di giornalisti dell’isola sul clima di intimidazione verso coloro che continuano a chiedere verità e giustizia su Daphne e dunque riscatto per il suo lavoro di cronista e di denuncia contro la corruzione. Tutto questo non può essere sottaciuto né dimenticato, il 15 e 16 ottobre possono essere due giorni fondamentali per il futuro dell’informazione in Europa”.