Parte dalle parole “vieni e vedi” la scelta del tema del prossimo messaggio di Papa Francesco per le comunicazioni sociali, quello del 2021. La scelta, spiega il comunicato ufficiale vaticano, si basa sul racconto evangelico relativo all’apostolo Filippo, che era stato invitato da Gesù a seguirlo. Lui estese l’invito ad un’altra persona, dicendogli che di essere certo che era la persona della quale avevano scritto Mosè e i profeti. Gli disse anche che si trattava di Gesù figlio di Giuseppe di Nazaret. Costui, di tutt’altra realtà territoriale, gli disse: “può mai venire da Nazaret qualcosa di buono?” Ed ecco la risposta da cui muove questo messaggio. Infatti Filippo gli disse “vieni e vedi”. Così il sottotitolo rende più chiaro quale sia il messaggio per le comunicazioni sociali: “Comunicare incontrando le persone come e dove sono.” E’ un tema cruciale per la nuova realtà dell’informazione, che molto spesso racconta da lontano, tramite comunicati o dispacci d’agenzia. Si legge nel comunicato: “Nel cambio epocale che stiamo vivendo, in un tempo che ci obbliga alla distanza sociale a causa della pandemia, la comunicazione può rendere possibile la vicinanza necessaria per riconoscere ciò che è essenziale e comprendere davvero il senso delle cose. Non conosciamo la verità se non ne facciamo esperienza, se non incontriamo le persone, se non partecipiamo delle loro gioie e dei loro dolori. Il vecchio detto “Dio ti incontra dove sei” può essere una guida per coloro che sono impegnati nel lavoro dei media o delle comunicazioni nella Chiesa. Nella chiamata dei primi discepoli, con Gesù che va a incontrarli e li invita a seguirlo, vediamo anche l’invito ad utilizzare tutti i media, in tutte le loro forme, per raggiungere le persone come sono e là dove vivono.”
E’evidente che qui si sommano due evidenze: le novità indotte dalla pandemia, il distanziamento, che se diviene distanziamento dai fatti e dai suoi protagonisti trasforma l’informazione in altro da sé, e l’urgenza di raggiungere le persone come sono e là dove sono. Questo è un tema deflagrante da quando siamo entrati nell’epoca di internet, ma Francesco coglie che la pandemia lo rende ancor più centrale. Le ristrutturazioni in atto da tempo e i nuovi limiti imposti o causati dalla pandemia creano così le condizioni per un temibile cortocircuito. L’insistenza di Francesco sull’incontro con le persone pone il problema del racconto. Indubbiamente molto oggi origina su internet, che diviene una fonte diretta di avvenimenti che accadono nella realtà virtuale. A questo si unisce il tema dell’autenticità di quanto accade nel web. Francesco però non parlerà solo di “giornalismo in presa diretta”, ma indica un altro tema: la vicinanza necessaria per riconoscere ciò che è essenziale e comprendere il senso delle cose. Parlare dei fenomeni, quello migratorio ad esempio, senza conoscenza diretta dei protagonisti, come anche dei luoghi d’origine e di approdo, cambia il racconto, anche per chi lo fa, rendendo più influente una sua impostazione teorica, non rapportata a un’esperienza. Scriveva prima di morire Mimmo Càndito, famosissimo inviato de La Stampa e più volte premiato come miglior inviato italiano al riguardo delle polemiche sulle fake news, l’informazione e la verità: “ molto più modestamente, noi giornalisti abbiamo il compito di raccontare la realtà per quello che essa é, e non in una sua natura ontologicamente definibile ma, piuttosto, in quello che essa appare ai nostri occhi. Che sono occhi «individuali», di ciascuno di noi, cioè della storia e della identità di ciascuno di noi. Come Internet dà spazio pubblico a milioni di imbecilli e però é anche una straordinaria fonte di informazione, allo stesso modo gli occhi «individuali» possono leggere bene e a fondo la realtà ma possono anche tradirla, deformarla, falsificarla. Sta a noi selezionare, scegliere, distinguere.” E il modo migliore rimane sempre quello di andare dai fatti e dai loro protagonisti.