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Il Piccolo Teatro di Milano e la mancata nomina del direttore Claudio Longhi

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Il Consiglio d’Amministrazione del Piccolo Teatro di Milano, convocato oggi per la designazione del direttore, non ha potuto procedere a tale adempimento, a causa dell’assenza dei due consiglieri espressi dalla Regione Lombardia. Il Consiglio d’Amministrazione ha preso atto del fatto che per la prima volta si sarebbero verificate le condizioni per la nomina del direttore con la maggioranza assoluta dei voti ed ha, quindi, delegato il Presidente a informare i Soci delle condizioni di perdurante difficoltà a procedere a tale nomina.
Milano, 16 settembre 2020

Poche sintetiche parole per dare comunicazione alla stampa che il “conclave” del Consiglio d’Amministrazione del Piccolo Teatro di Milano “non ha potuto procedere” per l’ennesima “fumata nera”. Claudio Longhi non sarà il nuovo direttore di quello che fu un tempo l’istituzione artistica e culturale vanto dell’Italia e riconosciuto come un Teatro tra i più prestigiosi d’Europa. La neverending story appare sempre più una vicenda dai toni paradossali per il braccio di ferro che non vuole desistere. Tutta virata sul versante politico naturalmente visto che l’ambita nomina deve passare attraverso un gradimento da parte dei componenti del Cdr che fanno riferimento a Comune, Regione e Ministero, quando invece dovrebbe tenere conto (esclusivamente) delle qualità professionali acquisite e dimostrate da parte di un uomo di cultura adatto a gestire un’istituzione teatrale qual è il Piccolo Teatro. E così il nome di Claudio Longhi, attuale direttore dell’ERT è finito per essere stato “sacrificato” dopo un primo diniego da parte sua di concorrere salvo poi ripensarci (su chiamata del Piccolo) e offrire la sua disponibilità. Oggi è andata in scena una versione pirandelliana del “Così è se vi pare” dove appare difficile stabilire un’unica verità a causa dell’inconoscibilità di cosa sia realmente accaduto dove ognuno può esprimere un suo giudizio personale che non è detto possa coincidere con quello degli altri. Non comprendere il rischio del protrarsi di un rifiuto aprioristico nel convergere su un candidato, rischia di danneggiare sempre più la credibilità del massimo ente teatrale denominato “Teatro d’Europa” che di europeo non ha più nulla, ma appare sempre più come un agito dell’inconscio collettivo finalizzato ad un auto sabotaggio. O per lo meno ad una gestione fallimentare incapace di ridare slancio, credibilità ad un Teatro in cerca di un “Autore”. Il Ministro Franceschini appare silente in questa vicenda e a Milano i giochi per sparigliare le carte denotano la volontà di non voler sanare una ferita aperta non solo per la città stessa ma per l’Italia intera. Ennesima dimostrazione di come a casa nostra non si abbia la capacità di salvaguardare un bene prezioso. Un direttore che risponda a criteri di elevata professionalità e qualità del suo agire questo serve al Piccolo Teatro. La saga continua…

 


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