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Referendum: un no per  giudizi di  merito e di metodo

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“Vero rivoluzionario è chi sa ben amministrare con forti capacità anticipatrici”, “Il socialismo senza libertà non è socialismo”. Sono grossomodo queste 2 frasi di Gramsci e Rosa Luxemburg che ci indicano una strada, un modo di essere utile  non solo alla sinistra, ma anche a tutta la politica,  per ben governare ed affrontare questa fase di crisi e la modifica di alcuni articoli della Costituzione.

Si può ricordare anche  una poesia di Brècht   (Ma chi è il Partito – Dalla linea di condotta) : “…Mostraci la strada che bisogna percorrere e noi verremmo con te, ma non battere senza di noi la strada giusta, senza di noi è la più sbagliata….”

Sono queste frasi, queste letture e ancor meglio gli studi,  patrimonio  della cultura del più ampio mondo progressista e liberal democratico, che dovrebbero aiutarci a giudicare nel metodo e nel merito una proposta  della Costituzione.

IL MERITO – Per quanto riguarda il merito i cittadini chiamati al voto potranno solo dare un giudizio sul quesito referendario e sull’avvio in Commissione, più formale che sostanziale, della riforma elettorale. Tutte le varie e utili proposte (riforma dei collegi, superamento del bicameralismo, sbarramenti, sfiducie costruttive, e quant’altro) sono proposte scritte sull’acqua perché la realtà ci dice che non sappiamo quanto dureranno Governo e legislatura viste le divisioni tra i partiti e dentro i partiti.

IL METODO – La nostra costituzione è stata il frutto di un compromesso fra cattolici, sinistra e laici, delle forze politiche democratiche presenti nella Resistenza ed anche prima dell’avvento del fascismo;  la Costituzione fu quindi approvata per i contenuti e non per opportunismo da tutte le forze politiche democratiche.

Questo largo e tardivo dibattito sul Referendum,  il confronto che ha trovato una sintesi dopo un travagliato iter parlamentare e spesso anche e solo per mera convenienza elettorale, porterà i          cittadini, tutti i cittadini,  al voto senza conoscere i lati positivi o negativi  della proposta, i riflessi che esso potrà avere  sulla rappresentatività e governabilità delle istituzioni dello stato.

L’unica cosa certa che si avrà, nel caso dell’approvazione del quesito referendario, sarà solo la riduzione del numero dei parlamentari perché, bisogna ribadire,  tutto quello che viene promesso e proposto su altri argomenti  che lo renderebbero  positivo ed utile al Paese sono solo propaganda e  il Paese  farà un salto nel buio dalle incerte e pericolose prospettive.

Già i precedenti e recenti Referendum di riforma costituzionale sono stati respinti dai cittadini per  un deficit di “libertà” che presuppone conoscenza e cultura. Anche in questa occasione è quindi auspicabile un voto contrario perché non si voterà per dare al Paese  istituzioni più efficienti ed affidabili mentre sarà solo un negativo giudizio, spesso giustificato, della crisi di rappresentatività che rimarrà tale e quale ad oggi.

Sarebbe opportuno votare contro una azzardata riforma costituzionale e affrontare subito le scelte programmatiche di politica economica che dovranno essere con urgenza varate dal  Governo senza una strumentale opposizione anzi con un loro contributo  leale e utile a tutto il Paese.

I lavori parlamentari ci diranno se tutti i partiti avranno la capacità di affrontare la crisi  ancora sanitaria e quella economica e poi una riforma costituzionale. Casomai invertendo i fattori proponendo al giudizio dei cittadini e approvando prima le riforme istituzionali e, poi, quella del taglio dei parlamentari.


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