La notizia che avevano ammazzato Angelo Vassallo mi arrivò telefonicamente dai colleghi della redazione centrale mentre mi stavo preparando ad una giornata di routine: all’epoca ero responsabile delle pagine di Salerno del Corriere del Mezzogiorno e avrei raggiunto la redazione in via SS Martiri Salernitani per la quotidiana attività di desk. Il programma cambiò immediatamente: presi al volo un treno per Agropoli e a bordo cercai di mantenermi informato attraverso le radio locali. Ascoltai anche la famosa intervista all’allora procuratore Alfredo Greco che, peccando forse di improntitudine, attribuì subito, senza avere elementi significativi in mano, alla camorra quell’omicidio più che eccellente. Ma oggi l’unica certezza è proprio che non fu la camorra.
Alla stazione mi aspettava la corrispondente dal Cilento Stefania Marino e assieme andammo in auto a Pollica. Durante il viaggio ricordammo con grande emozione che appena quindici giorni prima Vassallo aveva rilasciato a Stefania per il CorMezz un’intervista, l’ ultima intervista, in cui si scagliava contro il suo partito, il Pd (si saprà successivamente che all’epoca gli fu negata la candidatura alla Camera) e manifestava attenzione e simpatia verso il fenomeno Lega. Quando arrivammo ci accolse un paese spettrale: c’era un silenzio innaturale e molte attività erano rimaste chiuse in segno di lutto. La domanda che tutti si facevano guardandosi attoniti: perché?
È la stessa domanda che continuiamo a farci oggi, dieci anni dopo. Incontrammo l’allora vicesindaco Stefano Pisani, distrutto dal dolore, aveva perso un amico e una guida. Incontrammo tante persone tra amministratori comunali e gente comune e la sensazione è che ognuno si sentisse come catapultato in un brutto sogno. Una mano caritatevole lasciò alcuni fiori sulla panchina in cui di solito Angelo si sedeva a guardare il mare. Poi man mano nel corso della giornata cominciarono a farsi avanti le illazioni, i sospetti, le divagazioni. Ma tutto andava filtrato con la logica del buonsenso. Andammo anche sul luogo del delitto chiedendoci: come è possibile sparare tanti colpi di pistola senza che nessuno li abbia sentiti? A distanza di dieci anni, Angelo Vassallo è ancora vivo nel cuore di tutti noi. Con il suo attaccamento al territorio, la sua schiettezza, la sua genialità. Un anno dopo l’omicidio l’allora procuratore Franco Roberti disse al Mattino: “Troveremo killer e mandante”. La stessa promessa che ha fatto il nuovo procuratore capo di Salerno Francesco Borrelli all’atto del suo insediamento. Li stanno ancora cercando. Ogni pista si è rivelata finora infondata o troppo debole per essere seguita fino in fondo. L’omicidio Vassallo rischia di essere annoverato tra i cold case, i delitti irrisolti. Seppure tutti, a cominciare dalla famiglia, hanno il diritto di conoscere la verità . A me resta il ricordo di un uomo buono e sorridente e di una giornata convulsa e triste che avrei preferito non vivere mai.