Non si fermano gli attacchi ai giornalisti in Bielorussia, mentre oggi il Consiglio europeo, che raggruppa i leader dell’Unione, è riunito oggi per parlare della drammatica situazione che il Paese sta vivendo. Ieri la Federazione europea dei giornalisti (Efj) insieme con l’Etuc (European trade union confederation), cioè la confederazione dei sindacati europei, hanno lanciato un appello perché il Consiglio stesso adotti sanzioni adeguate, dopo i brogli elettorali e le violenze che il regime di AleksandrLukashenko ha perpetrato ai danni di oppositori, manifestanti e giornalisti.
Secondo l’Associazione bielorussa dei giornalisti (BAJ) sono 69 i cronisti, anche stranieri, passati dalle carceri bielorusse dall’inizio della repressione. Due di loro sono ancora detenuti, 36 di loro sono stati brutalmente picchiati. Nella foto, il giornalista Ruslan Kulevic mostra gli avambracci spezzati: è stato picchiato dalla polizia , incarcerato l’11 agosto scorso e rilasciato il 13 senza alcuna spiegazione. Anche la collega Alena Scharbinskaya, corrispondente della tv indipendente Belsat ,è stata arrestata e portata nel famigerato centro di detenzione chiamato dai Bielorussi “Akrestin”, dal nome della strada di Minsk dove si trova. Alena è stata picchiata con una violenza tale che dopo il suo rilascio, avvenuto senza spiegazioni tre giorni dopo l’arresto, ha dovuto essere ricoverata in ospedale. In un’intervista alla testata Cpj. Scharbinskaya ha raccontato di numerosi detenuti che sono stati picchiati brutalmente e che erano coperti di ecchimosi e ferite.
“Chiediamo l’immediata scarcerazione dei giornalisti ancora agli arresti – ha detto ieri Ricardo Gutierrez, direttore della Efj – e facciamo appello al Consiglio europeo perché imponga le sanzioni più severe a chi è responsabile o complice delle violenze sui giornalisti”. Gutierrez ha stigmatizzato anche la massiccia propaganda della tv di stato e le minacce contro i manifestanti e in genere contro chi protesta, considerando che tra i lavoratori che hanno scelto di astenersi dal lavoro ci sono anche molti giornalisti dei media pubblici. . “Le minacce del capo della Tv di stato Ivan Eisman contro chi sciopera non possono restare impunite”, ha detto.