Del principe del giornalismo radiotelevisivo quale era, davvero, Sergio Zavoli, altri possono fare analisi assai migliori delle mie. Ma il mio ricordo personale di Sergio è il suo rigore, il suo amore per la professione e la sua continua, costante aspirazione a fare ogni volta il suo lavoro al meglio e oltre, se possibile.
Molti anni fa feci parte della commissione da lui presieduta per il primo bando della scuola superiore di giornalismo di Perugia, una delle migliori iniziative della storia della Rai. Zavoli era il numero uno in assoluto, una vera icona per le successive generazioni di professionisti, una figura che destava ammirazione e rispetto, nei confronti del quale personalmente ero anche un po’ timorosa.
La meravigliosa scoperta fu l’impegno, la fatica, il rigore, appunto, con cui svolgeva il suo ruolo, con una puntigliosa attenzione alla lettura dei testi, alla valutazione di ogni singolo candidato, facendo su ciascuno un’analisi complessiva e richiedendo ad ognuno di noi un altrettanto impegnativo contributo. Una lezione di vita, di mestiere, di umanità.
La stessa che ritrovai molti anni dopo, nel 2014, in occasione dei 60 anni della televisione. Ormai molto anziano lui, sulle soglie della pensione io. Dunque un po’ diversi. Ma lui no. Lui era lo stesso Zavoli di TV7, de “la notte della repubblica”, della presidenza Rai, del “processo alla tappa”. Lui cercava la perfezione, sempre.
Con Nino Criscenti e la direzione teche preparò un filmato che doveva riassumere, anche in una grande mostra multimediale, la storia del giornalismo della Rai, che ovviamente poi lo trasmise.
Lo chiuse alle tre di notte del giorno prima dell’inaugurazione della mostra. Lui, al montaggio, per molte notti, con la sua scaletta in mano e il continuo ricordo di un frammento in più da aggiungere, perché rappresentava un tassello importante di quella storia, che era inevitabilmente un po’ anche la sua. Le corse per trovare i pezzi, magari ancora non riversati dai supporti più antichi e malridotti…ma era letteralmente impossibile dire di no a Zavoli. Aveva passato i 90 e faceva il suo mestiere come a 20 anni, e stare lì con lui era una esperienza bellissima. Indimenticabile come la sua voce e la sua pacata inflessibilità.