Certe volte può bastare un gesto normale, istituzionale, per scatenare un’onda d’odio sui social che il Paese non merita. Ed è un fiume nero assai spesso nascosto dietro profili di soggetti inesistenti. La rete continua a scagliare pietre contro chiunque, l’ultimo bersaglio in ordine temporale è stato il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, letteralmente sommerso di insulti in seguito alla decisione di conferire a Sami Modiano, sopravvissuto ad Auschwitz e testimone della Shoah, l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce. Una brutta storia che si aggiunge a tante altre che negli ultimi tempi sono diventate quasi normali nella rete. L’ha ben descritta Giacomo Kahn in un articolo apparso in queste ore su Shalom.it il magazine della Comunità Ebraica di Roma nel quale si esprime anche Solidarietà al Capo dello Stato.
Ecco alcuni passaggi: “…malvagità, ignoranza, odio, profondo antisemitismo, negazionismo, sono alla base di una serie di messaggi la cui lettura ci lancia all’interno di un mondo di vera e propria depravazione culturale, di degrado di qualsiasi relazione umana. Scrive Giuseppe Poggi: ‘Mattarella ha nominato l’ebreo Salomone (vulgo Sami) Modiano ex internato ad Auschwitz Cavaliere di gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica’. Precede una ‘citazione dell’ebreo Karl Marx: Controllare non credere’. L’anonimo Antonello: ‘Shoah, Mattarella nomina Sami Modiano Cavaliere di Gran Croce. Solito coglione lurido che pensa a tutto tranne che agli italiani’. Don Vito rap (con fotina): ‘La ministra Castelli straparla sui ristoratori e questi pensano a Modiano e ste caxxate eh eh eh ma che è una marca di carte da gioco eh, già giudei speculano sempre'”.
E via così, una serie di frasi di questo tenore che si pensava impossibile e che potrebbe essere incredibile se non fosse drastica realtà.
L’odio razziale sui social, che si palesa purtroppo sempre con maggiore frequenza, è alla base della commissione parlamentare di recente istituzione dopo il caso di Liliana Segre ma vive e vegeta anche fuori dalla rete, come dimostrano inchieste tuttora correnti. A ciò si aggiungono iniziative parallele come la Carta di Assisi promossa da Articolo 21 e Federazione della Stampa. Eppure l’onda lunga è difficile da bloccare, talvolta persino complicato da individuare alla base. Persino i giganti del web non sono riusciti finora ad attuare interventi tecnologici efficaci, per non parlare della teoria della libertà di espressione, che in molti vorrebbero applicata come attenuante a queste orrende espressioni discriminatorie e denigratorie.