“La nostra non è la piazza della contrapposizione e della protesta ma della condivisione e della proposta”. Aboubakar Soumahoro, sindacalista Usb chiude la manifestazione di Piazza San Giovanni a Roma con un appello alla politica e alle istituzioni affinché ascoltino le tante istanze provenienti dagli “invisibili”. Giovani, donne, immigrati, precari, lavoratori del cinema, della musica, giornalisti freelance. Li ha citati più volte gli operatori dell’informazione che fanno un lavoro fondamentale con contratti precari.
Aboubakar lancia a conclusione del suo intervento il manifesto degli Stati Popolari le cui parole portanti sono “Giustizia, libertà e felicità”. Oggi in piazza c’è “chi ha fame di diritti e sete di dignità nel nome degli articoli 1 e 3 della Costituzione” ha sottolineato Aboubakar da palco, il primo che fonda la Repubblica sul lavoro, l’altro che fissa il principio di uguaglianza fra i cittadini, purtroppo disatteso perché il Covid ha acuito le disuguaglianze sociali.
Sul palco i braccianti hanno portato i guanti e gli stivali, i loro strumenti di lavoro, e la verdura, il frutto del loro lavoro. “Un fallimento la sanatoria per i braccianti agricoli” incalza Aboubakar: “ciò che manca nelle campagne non sono le braccia ma i diritti dei braccianti”.
Tanti in piazza. L’appello ripetuto più volte dal palco è di stare distanti e indossare le mascherine. Ci sono gli striscioni degli operai della Whirpool, ci sono i lavoratori di Alitalia e dell’Ilva, quelli della scuola. Ci sono i rider, Mediterranea, Black lives matter, Movimento LGBT, Friday For Future… Carola Rackete ha mandato un video, i genitori di Giulio Regeni lo hanno spedito il giorno prima.
Istanze diverse ma lo spirito è uno solo: gli invisibili vogliono diventare visibili. In realtà già lo sono. I rider che portano la pizza a casa mentre siamo comodamente sul divano li vediamo ma troppo spesso non ci domandiamo quanto sia precario il loro lavoro, quanto siano negati i loro diritti fondamentali..