Mes sì, no, ni. E’ una fregatura, dicono i contrari del M5S. La mancanza di condizioni particolari è fasulla, perché poi si applicano i trattati generali che comunque le prevedono. Inoltre, chiedere quei soldi, ci pone nella posizione di “disperati”, con il conseguente aggravio di tassi d’interesse per i nostri titoli di stato. Dobbiamo prendere quei soldi, dicono invece dal PD, servono alla sanità e alla ricerca, messe sotto pressione dal Covid. Chi ha ragione? Entrambi. E allora come se n’esce?
Conte non scopre le carte, perché sa che una sua posizione netta spaccherebbe la maggioranza e farebbe cadere il governo. Allora traccheggia per superare le elezioni di Settembre. Ma questa tecnica di Penelope – invece di risolverlo – potrebbe addirittura acuire il dissidio. Allora molto meglio prendere il toro per le corna e indire una conferenza con i paesi possibili beneficiari del Mes – Spagna, Portogallo e Grecia – e concordare una posizione comune per ottenere clausole aggiuntive di interpretazione, che scongiurino la Troika e per sincronizzare la domanda del Mes per le quattro nazioni in un’unica iniziativa, in modo da sterilizzare l’effetto “stigma” della richiesta solitaria. Insomma, occorre creatività e tempismo per uscire dallo stallo. Conte ha le capacità per riuscirci e quindi il dovere di provarci.
Iscriviti alla Newsletter di Articolo21