Un passo indietro. A gennaio nei pentastellati si aprì il problema di un nuovo capo politico con le dimissioni di Luigi Di Maio, reduce da continue disfatte elettorali (europee più una serie interminabile di regionali). A fine aprile il Comitato di garanzia del M5S ha annunciato la decisione di rinviare «le elezioni del nuovo capo politico» per l’emergenza sanitaria del Coronavirus. Il post, pubblicato sul blog delle Stelle, ha anche comunicato il sì alla scelta del «garante del MoVimento, Beppe Grillo» e la precisazione: l’elezione del nuovo capo politico «dovrà necessariamente svolgersi entro la fine dell’anno».
Per un po’ la decisione è stata accolta da uno strano silenzio, poi sono cominciati i mugugni, quindi è scattata la rivolta anche perché il M5S ha ripreso a frantumarsi per i contrasti interni (tra addii ed espulsioni ha perso circa 40 parlamentari). Hanno cominciato a trapelare i nomi dei possibili candidati a guidare i pentastellati. Ci sono gli antagonisti anti élite e i governisti: il movimentista Di Battista, lo stesso Di Maio rimasto ministro degli Esteri, il ministro dello Sviluppo economico Patuanelli, il reggente Crimi, l’effervescente Paola Taverna.
La tregua l’ha rotta a giugno Alessandro Di Battista. L’ha fatto da una sede inusuale per la conclamata “purezza” dei grillini delle origini: una televisione Rai. A in ‘Mezz’ora in più’, Rai3, ha posto la sua candidatura a capo politico non avendo paura di usare parole della vituperata Prima Repubblica: «Chiedo il primo possibile un congresso, usando questa vecchia parola, o un’Assemblea costituente o gli Stati Generali del Movimento 5 Stelle per costruire un’agenda politica». Ha avvertito: «Vedremo chi vincerà».
Grillo, grande tutore del governo Conte due, quello con il Pd, il nemico giurato di un tempo, ha bocciato con sarcasmo la proposta di Di Battista come una idea priva di senso. L’ex deputato cinquestelle, un passato di viaggiatore in America Latina e di aspirante falegname con un corso seguito a Viterbo («è fichissimo»), non è rimasto intimorito dalla stroncatura dal leader carismatico e fondatore dei cinquestelle: ha ribadito il suo amore filiale verso Grillo ma ha costatato il «dissenso».
Non è rimasto isolato. In suo aiuto è sceso in campo Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto cofondatore con Grillo del M5S. Il presidente dell’Associazione Rousseao e gestore della potente piattaforma web attraverso la quale passano le più importanti decisioni dei pentastellati, si è schierato con Di Battista. In una intervista a ‘Fanpage.it’ lo ha lodato («Alessandro ha sempre dato tanto al Movimento 5 Stelle») e pur non facendo nomi gli ha dato il via libera per la corsa a capo politico («siano gli iscritti a scegliere»).
Dal caos dei grillini emerge la stella di Giuseppe Conte. Il presidente del Consiglio acquista sempre maggiori consensi mentre calano quelli pentastelalti. Il M5S è da cinque mesi senza un capo politico e nella transizione c’è il facente funzioni Crimi. Ma in realtà ha due potenti capi: Grillo e Davide Casaleggio.
E’ stato il comico genovese a decidere sempre tutto con Davide Casaleggio e, prima ancora, con il padre Gianroberto. Quasi sempre si sono trovati d’accordo su tutto (dalla democrazia diretta alla spallata rivoluzionaria ai partiti tradizionali) anche se adesso sono su posizioni diverse sui tempi e su chi dovrà succedere a Di Maio. Tuttavia un fatto è certo, il Movimento senza capo ha sempre due teste alla guida: il sulfureo comico Beppe Grillo e il riservato imprenditore informatico Davide Casaleggio. Il primo, dopo diversi “passi di lato”, è però rimasto il garante dei cinquestelle. Il secondo è «uno dei tanti attivisti», ma è alla guida della potentissima macchina Internet pentastellata.