Non ci sono buoni e cattivi nel libro di John Bolton, ex consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Trump. I protagonisti della tragica telenovela che si sta consumando dentro la Casa Bianca sono tutti senza scrupoli, a partire dallo stesso Bolton, falco repubblicano che ha accettato l’incarico offertogli da Trump, un miliardario affarista, e ad un certo punto si è rivoltato contro di lui,ma non ha testimoniato davanti alla commissione sull’empeachment e ora cerca di distruggerlo per vendetta con il libro in uscita The room where it happened. Non ci sono gesti eroici in questa storia, ma solo mosse tattiche di un ex collaboratore furente e un Presidente che licenzia chi non la pensa come lui ed è disposto a scendere a patti con chiunque pur di restare in sella. Non c’è mai l’interesse per l’istituzione e il paese che rappresenta,ma sempre il suo tornaconto personale. Bolton racconta episodi che confermano, se veri, quello che già si intuiva sul metodo Trump sempre al limite della legalità, all’insegna della spregiudicatezza, e del non politically correct. Del resto il miliardario, prestato alla politica, si è forgiato nel mondo degli affari, spesso rischiosi e spericolati. E’ uno che ama tirare la corda per misurare la forza dell’avversario. Ma la politica è fatta di accordi, di compromessi, di lento lavoro diplomatico. Bolton racconta di come Trump non si sia fatto scrupoli a tendere una mano al dittatore nord coreano Kim Jong Un convinto di essere in grado di fargli abbandonare il suo programma nucleare. Un gesto che non ha portato nulla di buono agli Stati Uniti e che ha dato legittimità a Kim Jong Un che ha continuato con le sue provocazioni contro la Corea del Sud. Ma nel libro c’è anche la proposta indecente al leader cinese Xi Jing Pin di una contropartita sui dazi in cambio di importazioni verso la Cina di cereali dal Midwest, area dove c’è la base del suo elettorato, per ottenere un secondo mandato. Emerge l’immagine di un Presidente pronto a tutto per la sua rielezione, anche a svendere i palestinesi, con il piano di pace del genero Kushner, in cambio di un sostegno della lobby ebraica americana e degli evangelici cristiani; nessuno scrupolo neanche ad invitare i Talebani a Camp David per un accordo di pace sulla pelle dei tanti soldati morti nei combattimenti tra le montagne afghane, e con un calcio ai diritti umani, soprattutto quelli delle donne che gli studenti coranici integralisti avevano rinchiuso dentro casa e lapidavano negli stadi come intermezzo. Con gli alleati Nato del resto sono stati da subito insulti e accuse di non partecipare a sufficienza alle spese militari per la difesa dell’Europa. E’ di questi giorni l’annuncio del ritiro di 6 mila soldati americani dalla Germania.
“E’ inadatto a governare, ha detto Bolton in un’intervista all’ABC domenica, manca di competenza. Non lo voterò in novembre,ma non voterò neppure il democratico Biden”. Cosa farà Bolton ci interessa poco,ma riflette il dilemma nel quale sta annaspando il partito Repubblicano. Le rivelazioni dell’ex consigliere di Trump sono imbarazzanti per Trump che ha cercato inutilmente di bloccare l’uscita del libro. Non è un momento fortunato per il miliardario,messo nell’angolo per ben due volte dalla Corte Suprema che ha deliberato contro la sua decisione di chiudere il programma di protezione per i Dreamers e ha ribadito il divieto di discriminare i transgender sul lavoro.Il comizio di Tulsa non è andato bene con l’arena mezzavuota per lo scherzo di alcuni teenagers che avevano volutamente prenotato molti posti senza presentarsi. Trump è furibondo e lo dimostrano i suoi ultimi tweets che preannunciano le sue intenzioni in caso di sconfitta a novembre: gridare allo scandalo sul voto per corrispondenza che, sostiene, si presta alle frodi. Un nuovo capitolo della battaglia per la Casa Bianca si è aperto e ad alimentare tensioni e sospetti è il solito sito di destra Breibart news, un tempo il regno di Steve Bannon, l’ideologo e stratega di Trump.