Quante volte abbiamo usato il paragone, rispetto a una crisi grave e alla poca consapevolezza che ispirava, dell’orchestra del Titanic, che non smise di suonare mentre la nave si inabissava. Paragone datato alla luce di quanto stiamo vedendo oggi, possiamo azzardare di più. Noi sulla tolda di una nave, non così sicuramente destinata all’affondamento ma di sicuro in cattive acque, la buttiamo sull’artistico e sull’incoscienza … non tutti, ma qualcuno da sempre impunito, imbratta la statua di Montanelli reo di aver vissuto il suo tempo come quel tempo consentiva. Non bastando, altre mani, compongono post di scherno o addirittura di minaccia a chi osa parlare di programmi vaccinali per sviluppare un argine, questo sì per un’immunità davvero di gregge, contro la Covid. Allora una proposta nasce spontanea, imbrattiamo il vaccino, chi lo creerà, siano scienziati o aziende farmaceutiche, chi accetterà di farselo inoculare, chi cercherà di proteggere la sua vita e quella di chi le o gli vive accanto con una bella vernice color carminio. I social esulteranno, i “meme” fioccheranno e ci faranno sorridere, qualche generale con la mente in pensione da tempo, ci dirà cosa fare per evitare contagi e smagliature, il tutto in attesa che la nave affondi nel tripudio generale. Meglio un cupio dissolvi con una festa social che questo serpeggiare. Se qualcuno dei verniciatori di Milano fosse vissuto negli anni ‘30, fosse stato in Etiopia nel 1935 e avesse disdegnato la scelta di Montanelli adesso potrebbe parlare a buon diritto. Poi però avrebbe anche dovuto essere incarcerato dal regime fascista mentre cercava di aderire a Giustizia e Libertà, aver diretto giornali per oltre 50 anni, scritto articoli e saggi storici che hanno fatto riflettere tante persone, io tra loro, avrebbe dovuto essere gambizzato dalle Br per infine abbandonare la sua creatura giornalistica, il giornale che aveva creato, quando il suo editore era “sceso in campo” e non per raccoglier fragole. Chissà se l’ignoto Tintoretto milanese ha mai fatto in tutta la sua vita una scelta coraggiosa paragonabile a quelle di Indro Montanelli. Forse oggi, in Etiopia, lui, Montanelli, farebbe scelte diverse e poi chissà com’è realmente è andata. Massimo rispetto per le donne a qualsiasi età, massimo disprezzo per chiunque faccia qualcosa di analogo, anche senza sponsali tribali e magari in un paese povero durante una vacanza votata al turismo sessuale. Chissà quanta vernice rossa servirebbe per imbrattare tutti quelli che fanno anche peggio sotto il nostro naso e senza aver meritato una statua sulla quale far esercitare la fisiologia dei piccioni. Infine i vaccini: 400 milioni di dosi prenotate sono una buona notizia, quanto mi aveva detto nel pieno della crisi Covid, l’amministratore delegato della IRBM di Pomezia preoccupava, “al mondo 200 milioni di dosi di vaccino sono la deadline della produzione annua”. Poi tanti hanno deciso di investire in questa filiera e adesso si parla di numeri doppi per quei paesi europei che hanno preso il ticket della responsabilità e tra questi c’è l’Italia. Per i no vax che non vogliono il vaccino anziché lanciarsi in ironie e minacce social consiglio banalmente il non mettersi, in autunno, in coda. Nessun problema: le dosi che faranno risparmiare serviranno ad altri, tutto lì. Un pensiero riconoscente a quella dottoressa che ha scritto “grazie” sul profilo del ministro Speranza, aggiungo anche il mio, per entrambi