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Filippine, il bavaglio contro i giornalisti indipendenti

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Il 15 giugno un tribunale delle Filippine ha condannato Maria Ressa, e Reynaldo Santos Jr, rispettivamente direttrice ed ex giornalista del portale on-line Rappler, per “diffamazione tramite media elettronici”, un reato che prevede pene da sei mesi a sei anni.
La sentenza, la prima di questo genere nelle Filippine e criticata anche dalle Nazioni Unite, riguarda un articolo pubblicato nel 2012  sul potente uomo d’affari Wilfredo Keng, nel quale si sosteneva che fosse implicato in traffici di droga e di esseri umani e che intrattenesse dubbi rapporti con quello che all’epoca era il giudice di grado più elevato del paese.
Ressa e Santos sono stati condannati al massimo della pena nonché a a risarcire lo stesso Keng con una somma pari a quasi 8000 dollari e restano liberi in attesa del secondo grado del giudizio.
Va sottolineato che la legge sulla “diffamazione online” è entrata in vigore tre mesi dopo la pubblicazione dell’articolo.
Maria Ressa è diventata un’icona internazionale della libertà di stampa dall’ascesa al potere del presidente Duterte, che l’ha ripetutamente presa di mira, intimidita e minacciata. Su di lei pendono ulteriori accuse, sempre per motivi politici, e l’aspetta una lunga serie di processi

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