Il nome offre un’immagine felice ma non dice la verità: Residence Bella Farnia mare. E’ in questo consorzio, uno dei tanti, realizzato per i turisti del mare di Sabaudia che la scorsa settimana si è tolto la vita un bracciante indiano di 25 anni. Si è impiccato con una corda alle scale del minuscolo locale in cui viveva con 500 euro al mese, questa la sua paga per un lavoro di dodici ore al giorno, retribuzione dalla quale riusciva comunque a detrarre una somma da inviare alla famiglia. Un ragazzo sfruttato nell’immensa campagna pontina che alimenta, insieme ad altri 18 mila schiavi circa, la filiera agroalimentare italiana con il 5% del totale della produzione nazionale e il 30% circa delle importazioni di ortofrutta nella sola Germania. La schiavitù, per lui è finita. La sua storia è stata raccontata su Il Manifesto da Marco Omizzolo, il sociologo che da oltre dieci anni denuncia lo stato di grave sfruttamento in cui versano i braccianti nell’agro pontino. E che per questo ha subito minacce, intimidazioni, danneggiamenti alle sue auto. Il suo ultimo libro “Sotto Padrone” è diventato il più importante documento sulla condizione economica, sanitaria e sociale dei lavoratori dell’agricoltura italiana. Il suicidio avvenuto a Bella Farnia è solo l’ultimo di una lunga scia, se ne contano altri 13 negli ultimi tre anni tra Sabaudia e San Felice Circeo. Numeri che si aggiungono alle decine di braccianti ormai malati per la fatica, che si drogano per riuscire a lavorare tutte quelle ore o che si sono ammalati per l’uso di pesticidi nei campi in modalità non appropriate oppure attingendo dalla filiera illegale dei fitofarmaci. Una realtà drammatica interrotta da numerose inchieste della Procura di Latina, da arresti e da storie che ritraggono un luogo senza più regole. Ci sono stati e ci sono tuttora sforzi per migliorare lo status dei braccianti. Un piano straordinario della Regione punta alla emersione attraverso sconti per le aziende e trasporto gratuito per i lavoratori con contratto. Eppure la disperazione è ancora padrona in quella landa senza legge che corre oltre le dune della maga Circe. E sembra un fenomeno irrisolvibile, quasi accettato ormai.