Nuovi arresti in Turchia. A finire oggi in carcere, dove le condizioni di detenzione sono pessime, la giornalista di OdaTv Müesser Yildiz e il collega di Tele1 Tv Ismail Dükel. Nel corso della perquisizione delle rispettive abitazioni gli uomino dalla sezione antiterrorismo della polizia di Ankara Hanna sequestrato documenti e laptop. Per entrambi l’accusa è di “spionaggio politico e militare”. Rischiano otto anni di detenzione.
Considerata vicina alla sinistra, la Yildiz è una specialista di questioni militari. La giornalista era già stata imprigionata nel 2011 per oltre un anno con accuse di terrorismo e di divulgazuone di documenti segreti. Ha dovuto affrontare un processo lungo sei anni perché sospettata di aver preso parte a un presunto complotto per rovesciare il governo.
La Yildiz raggiunge in prigione il direttore di OdaTv, sito di notizie ed emittente televisiva online di Istanbul, Barış Terkoğlu, e altri due redattori arrestati a marzo per aver riportato la notizia dei funerali di un presunto 007 turco ucciso in Libia.
Giornalista investigativo di grande esperienza, Terkoğlu ha documentato i legami tra alcune organizzazioni illegali, polizia, magistratura e classe politica e ha rivelato un giro di bustarelle che aveva permesso a sospettati ‘eccellenti’ di essere assolti da accuse penali.
Diffusione di “notizie sensibili”, il capo di imputazione a suo carico.
L’indagine riguarda una storia pubblicata dal sito web di OdaTV sui funerali di un membro della Turkish National Intelligence Agency (MIT) morto in Libia. Oltre al direttore della testata era stata arrestata con le stesse accuse anche Hülya Kılınç la giornalista che aveva scritto l’articolo e Izmir Gurkan, il caporedattore che l’aveva pubblicato.
La diffusione della notizia è stata considerata reato nonostante fosse stata già diffusa da altre testate nazionali. tra cui il quotidiano nazionalista Yenicag.
Non era la prima volta che Terkoğlu finiva nei guai per il suo lavoro. All’inizio della sua carriera, lui e i colleghi dell’epoca di Oda TV, Ahmet Şık e Nedim Şener, furono accusati di essere legati a Ergenekon, una presunta organizzazione clandestina turca kemalista e ultra nazionalista, solo perché avevano criticato il governo. Rimase in carcere per 19 mesi ma questo non lo ha cambiato e ha continuato a occuparsi di argomenti critici. E ha pagato cara questa sua scelta. Come lui molti altri colleghi che non si sono piegati al regime del presidente Recep Tayyip Erdogan.
la Turchia è al 157/mo posto su 180 Paesi nella graduatoria della libertà di stampa di Reporters sans frontières. Secondo l’osservatorio turco P24, sono almeno 103 i reporter e gli operatori dei media attualmente in carcere. Dato che va aggiornato con i 12 giornalisti arrestati nell’ultimo mese.