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Il lago di Braies “regno dei Fanes” dopo il blocco totale torna sul “set” del turismo

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Il Lago di Braies (sito in fondo alla valle di Braies una laterale della Val Pusteria (in provincia di Bolzano) «nelle leggende del Regno dei Fanes gioca un ruolo importante, come luogo della promessa. Secondo la leggenda il popolo dei Fanes si nasconderà fino alla sua rinascita in un luogo sotterraneo ed inaccessibile. Solo la profondità del Lago di Braies (raggiunge il massimo di 36 metri di profondità è il più profondo dei laghi dell’Alto Adige, ndr) e il grandioso massiccio della Croda del Becco “Sass dla Porta” ( o Cul de ra Badessa in ladino; Seekofel in lingua tedesca, alta 2.810 metri, ndr) potranno dare loro sicurezza. Ancora oggi, ogni notte di luna piena, si apre la porta del “Sass dla Porta” e una barca con a bordo la regina dei Fanes e la figlia Dolasilla scivola sul lago».

“Il regno dei Fanes è un racconto mitologico-leggendario dei Ladini delle Dolomiti. Strutturato come un ciclo epico, oggi è conosciuto principalmente nella versione romanzata di Karl Felix Wolff, del 1932. Fino ad allora il materiale era stato tramandato oralmente dalle popolazioni ladine. Questa leggenda rientra nelle saghe dell’Alto Adige di cui la popolazione dei Fanes è protagonista”. (fonte Wikipedia)

Leggenda a parte, le barche di legno esistono per davvero e si possono noleggiare poste all’imbarcadero più suggestivo che si possa trovare sulle rive di un lago, divenuto celebre per essere stato scelto come set dalla produzione Endemol per la fortunata serie televisiva “Un passo dal cielo” andata in onda su Rai 1 con protagonista Terence Hill (nel ruolo di un ispettore del Corpo della Forestale provinciale di Bolzano), fino a quando l’attore triestino nel 2016 ha deciso di lasciare il ruolo a Daniele Lotti (nella finzione parte per una missione in Nepal e sorvola con un idrovolante per l’ultima volta il lago). Per raggiungere il Lago di Braies esistono comodi bus di linea che fanno la spola da Villabassa al capolinea, ma in questi giorni converrebbe andarci a piedi vista la colonna di auto, quasi fosse una giornata di esodo a ferragosto.

Tolto il divieto di spostamento al di fuori del proprio Comune di residenza, Provincia- Regione, i turisti si sono rimessi in marcia e il risultato si è visto il 1 giugno (festa della Repubblica) costringendo l’autista del bus a far scendere i passeggeri a circa quattro chilometri dal capolinea (l’alternativa era quella di restare fermi a bordo per ore), e proseguire a piedi in mezzo al bosco. Un felice prologo prima di veder apparire l’imponenza della montagna che sovrasta il lago dai colori verde smeraldo e turchese, la cui origine è dovuta all’attività dei ghiacciai ed un’imponente frana del Monte Nero. Offre una visione d’insieme dettata da una varietà di paesaggi unico nel suo genere.

 

 

«Quasi tutte le formazioni montuose all’interno del parco naturale (dei Fanes) sono di origine marina. La dolomia e i calcari si sono formati grazie all’azione di organismi marini che determinavano l’accrescimento delle barriere coralline o a deposizione di sedimenti di varia natura ( i calcari): per loro origine spesso ricchi di fossili come i bivalvi, gasteropodi e ammaniti». (Fonte Parco naturale dei Fanes – Provincia di Bolzano)

Tutto questo accadeva 250 milioni d’anni nell’era del Triassico. Oggi quelle rocce fanno da barriera ad un placido lago dove sulle rive sorge un albergo (Hotel Lago di Braies – Pragser Wildsee) dove alla fine del mese di Aprile del 1945 le SS rinchiusero 141 prigionieri provenienti dai lager nazisti in Germania, tra i quali c’erano alti ufficiali tedeschi, americani e greci, politici di rango di varie nazionalità come Kurt von Schuschnigg l’ex cancelliere austriaco in carica prima dell’annessione dell’Austria al regime nazista, l’ex primo ministro francese Léon Blum, familiari del colonnello Claus Schenk conte di Stauffenberg, che il 20 luglio 1944 compì l’attentato ad Adolf Hitler. Mario Badoglio, figlio del Capo di Governo italiano, il comandante in capo dell’esercito greco, generale Alexandros Papagos, l’ex-capo di stato maggiore tedesco e generale d’armata Franz Halder.

Hans-Günter Richardi è l’autore di “Ostaggi delle SS nella Alpenfestung. La deportazione dalla Germania all’Alto Adige (edizioni Raetia) che ricostruisce fedelmente la vicenda. I prigionieri provenienti da ben 17 nazioni diverse furono messi a disposizione del capo della polizia nazista Ernst Kaltenbrunner per poi gestirli durante le trattative con gli alleati avvenute il 4 maggio 1945 quando furono consegnati ai militari americani e trasferiti sull’isola di Capri. Nel 2016 Rai Storia ha trasmesso il docu-film all’interno della serie “Speciali Storia – Ostaggi delle SS”. Chissà quanti dei visitatori accorsi durante la festività del 1 giugno sono a conoscenza dei fatti avvenuti al termine della 2 Guerra mondiale, incontrati mentre percorrevano in fila indiana il sentiero che costeggia il lago, intenti a soste continue per i rituali selfie e/o inciampi nel cammino (dai sandali da spiaggia a scarpe con il tacco non mancava nulla per complicarsi la passeggiata), ma soddisfatti di poter visitare uno dei luoghi più suggestivi dell’Alto Adige, le cui acque sono popolate da quattro specie di pesci: la Trota di torrente (Salmo trutta fario), il salmerino alpino (Salvelenisu alpinus), la Salguinerola (Phoxinus phoxinus) e lo Scazzone (Cottius gobbio), quest’ultimo ha abitudini notturne mentre giorno si rintana sotto i sassi o tra le piante acquatiche. È considerato un utile indicatore della qualità dell’acqua non tollerando acque inquinate. Buon segno.

Istruzioni per l’uso: scegliete il comodo treno più bus (le coincidenze sono pensate per non dover attendere lungo) e in sole due ore e venti si arriva da Bolzano al lago evitando di inquinare un luogo da preservare per la sua bellezza. Il blocco totale, il contenimento o chiusura totale, ha giovato alla Natura a cui non pareva vero di essere stata rispettata. Il regno dei Fanes non ama gli assembramenti umani.


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