Era disperato: la sua bimba doveva operarsi e lui non aveva i soldi per quell’intervento chirurgico. L’amore di un padre, a volte, può portare anche a gesti estremi. Ecco perché è stato costretto a rivolgersi agli strozzini. Inizia così il racconto di una delle vittime dell’usura a Cosenza. E anche su queste denunce si basano le indagini della polizia che hanno portato a sgominare una banda di presunti usurai che tenevano sotto scacco imprenditori e cittadini della città di Telesio. L’inchiesta, coordinata dal procuratore capo Mario Spagnuolo, è riuscita a certificare un flusso di ingenti somme di denaro a cui erano applicati tassi di interesse elevatissimi. Una complessa attività investigativa che è partita da una singolare denuncia fatta da un amico di una delle vittime.
Una mattina si è presentato davanti alla Questura di Cosenza e si è sfogato con i poliziotti: era preoccupato per le condizioni psicofisiche di un suo amico che era finito nelle mani degli strozzini che lo stavano stritolando non solo economicamente, ma soprattutto psicologicamente tanto che più volte aveva minacciato di ammazzarsi. Ecco che, allora, al suo amico molto preoccupato non era rimasta altra via d’uscita che rivolgersi alle forze dell’ordine. Gli uomini del dirigente Fabio Catalano gli hanno creduto e da lì è iniziata una complessa attività investigativa fatta di intercettazioni, pedinamenti, controlli e interrogatori estenuanti alle vittime di questo assurdo giro di usura che stava soffocando la città di Cosenza. Nel corposo provvedimento del Gip emergono particolari preoccupanti e le storie di gente disperata che non conosceva altra soluzione che rivolgersi a questi “finti” benefattori. Come, appunto, il genitore angosciato per la salute della figlia che aveva però provato a trovare altre strade come chiedere aiuti ad amici o tentare con un finanziamento in banca. Ma quando quei tentativi fallirono, gli venne presentata una persona che lo avrebbe salvato senza immaginare che, invece, sarebbe finito in un incubo.
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