BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Selezionate le terne finaliste della 17^ edizione del Premio Luchetta, che dal 2004 sensibilizza sui diritti dell’infanzia

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È al traguardo della 17^ edizione il Premio Giornalistico internazionale Marco Luchetta che, nell’anno della pandemia Covid-19, porta con sé un valore aggiunto importante: ricordare le tante emergenze rimaste in ombra in questi mesi sul “pianeta virale”, perché guerre, conflitti e carestie si sono sommati spesso drammaticamente alla diffusione del virus. I reportage dei finalisti 2020 del Premio Luchetta provengono da trincee incandescenti, Asia ed Africa in particolare: ancora una volta l’obiettivo è accendere i riflettori sulle emergenze umanitarie in atto per sensibilizzare istituzioni e cittadini sui diritti dell’infanzia, vero motore del Premio istituito nel 2004 dalla Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin con la RAI, e organizzato da Prandicom.

La Giuria 2020, presieduta dalla giornalista Giovanna Botteri corrispondente RAI da Pechino (e di cui fanno parte fra gli altri Beppe Giulietti, Carlo Muscatello e Cristiano Degano, presidenti rispettivamente di Fnsi, Assostampa Fvg, Ordine giornalisti Fvg), annuncia le terne finaliste delle cinque categorie del Premio Luchetta. I vincitori saranno proclamati nel mese di giugno 2020. «Da 17 anni il Premio Luchetta ha qualcosa di unico, che lo rende speciale: continua ad illuminare le tragedie che colpiscono i più fragili, i più indifesi – spiega Botteri – Continua a raccontare la peggiore delle violenze: quella che colpisce i bambini. In questi mesi abbiamo tutti raccontato solo un’unica emergenza, quella causata dalla pandemia che ha investito l’intero pianeta. Ma migliaia di indifesi han continuato a morire, anche ma non solo per il corona virus. Ed i reportages premiati dal Luchetta continueranno a raccontare queste tragedie. Per sensibilizzare e non dimenticare».

Per la categoria Tv News si contenderanno il Premio Luchetta 2020 Perrine Bonnet, che ha raccontato su Envoyé special di France2 le storie dei bimbi boxeur thailandesi, avviati sin da piccoli a combattimenti sui quali si intrecciano macabre scommesse e che gli arbitri fanno proseguire sino all’estremo pur di alzare la posta in gioco; Pumza Fihlani, che per BBC News ha documentato come in Madagascar si possa marcire in carcere sin da bambini, per aver semplicemente rubato poche bacche di vaniglia, in attesa di un processo che forse non arriverà mai; e Sara Giudice, che per il programma de La7 Piazza Pulita ha filmato le migliaia di minorenni sulla rotta balcanica, provenienti da Afghanistan, Pakistan, Siria e diretti in Europa, anche a costo di affrontare animali pericolosi e mine inesplose. Nella sezione Reportage sono in gara Fabio Mancini, che per Doc3 su Rai3 ha raccontato la generazione Hikikomori, giovani che si ritirano dalla vita sociale per chiudersi nella loro cameretta e vivere, attaccati al pc, relazioni esclusivamente virtuali. In Italia la sindrome colpisce oltre 120.000 ragazzi; Francesca Mannocchi, in onda su PropagandaLive La7 con il focus sulla guerra civile in Yemen del Nord, un conflitto che colpisce soprattutto i più piccoli con malattie, fame e il rischio di indottrinamenti a un futuro di odio e ritorsioni; e Adnan Sarwar di Channel 4, che dal ghetto nero di di Cape Flats a Città del Capo, Sudafrica, racconta la storia dell’undicenne Mariezaan, già a capo di in una gang di ragazzini nel quartiere in cui 279 bambini sono rimasti uccisi solo nell’ultimo anno.

Per la stampa italiana la Giuria ha selezionato gli articoli di Davide Frattini per Sette – Corriere della Sera, dalla Terra dei fuochi palestinese: quattro villaggi in Cisgiordania dove vige un’economia basata sull’e-waste, 40 mila tonnellate di tecno-scarti riversate e bruciate nelle discariche illegali, dove i bambini palestinesi cercano le parti di valore; di Nello Scavo, che su Avvenire ha raccontato la storia del bimbo ivoriano Simba, sopravvissuto ai campi libici, soccorso dalla nave Mare Jonio di Mediterranea nell’agosto 2019 e finalmente approdato a Torino insieme alla madre; e di Ilaria Romano, che per Italia Caritas e Internazionale ha raccontato i bambini afghani senza infanzia: nel Paese quattro abitanti su dieci hanno meno di 14 anni e per le famiglie i bimbi diventano una fonte di reddito necessaria.

Tre grandi testate sono in gara per la stampa internazionale al Premio Luchetta 2020: Jason Burke su The Observer, il giornale domenicale edito da The Guardian, racconta la vita nello Zimbabwe, sempre più dura fra fame e sfratti, crisi economica, repressione contro giornalisti e sindacalisti. Morgane Le Cam per Le Monde relaziona da Kanuya Center a Bamako, dove bambini soldato sono arruolati da gruppi armati per combattere in Mali; Antonio Pampliega firma per El Indipendiente la sua corrispondenza sulle spose bambine in Afghanistan, meri oggetti con altissimo valore economico, condannate come criminali dalla giustizia e dalla società quando fuggono da casa per evitare il matrimonio forzato.

Per la sezione fotografia dedicata a Miran Hrovatin sono in gara gli scatti di Cesar Dezfuli, con la foto pubblicata da Le Monde che rientra nel progetto “Passengers-Storia dell’Europa attraverso i migranti”;  di Andrea Frazzetta per New York Times, che ha ritratto la povera gente sulla costa inondata del Bangladesh, dove anche i bambini si arrangiano a scavare ciò che resta; e di JM Lopez, già Premio Luchetta 2015 (rapito pochi giorni dopo aver ricevuto il Premio a Trieste e quindi liberato dall’Isis), per gli scatti diffusi da Tam Tam Press sulla comunità Yazida rifugiata in campi profughi con un numero infinito di tende e baracche improvvisate che si allagano quando piove e sono gelide d’inverno.


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