Ci sono storie, e persone che se le portano sulle spalle, con le quali facendo il presidente della Casagit entri in contatto e ti segnano, o meglio, ti insegnano qualcosa di importante.
La storia umana e professionale di Sandro Petrone è fuori da quanto sto per scrivere, ovvio si tratti di un grande professionista, degno figlio d’arte giornalistica e soprattutto persona per bene.
Vorrei però scrivere del combattente Sandro, dell’uomo che, ormai anni fa, mi è venuto a trovare per dirmi senza alcun accenno a pietismi, “Daniele sto molto male, non so se me la caverò, combatto una malattia giudicata incurabile e vorrei avere vicina la nostra Casagit”. Fin qui, in questi anni, discorsi con queste o altre parole li conoscevo già. Ogni volta una stilettata che col tempo si impara a reggere, dimenticare mai.
Sandro però non voleva prestazioni accondiscendenti al suo stato di salute, voleva dirmi quale strada strava intraprendendo per affrontare il male e soprattutto per le porte della scienza medica tradizionale che si erano chiuse davanti all’impossibilità di un trattamento codificato, standard.
“Alla Casagit non costerò nulla per le terapie, sono sperimentali, farò la cavia a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale, semmai avrò bisogno di qualche farmaco in più come sostegno ma per quello ci sono le regole che abbiamo e non chiedo nulla di più”. A questo punto mi veniva da chiedere “perché” allora informarmi? Perché, e l’ho capito dopo qualche incontro, la vicinanza era necessaria anche all’uomo forte, condividere la sua esperienza con un ente creato da e per colleghi. Non fazzoletti, né spalle.
Negli ultimi incontri, poco prima del lockdown, era insieme al figlio e gli diceva “impara, guarda, per le pratiche della Casagit dovrai fare così, sarai tu a occupartene quando non ci sarò io”. Sandro Petrone è stato tra gli italiani che hanno per primi utilizzato cure immunologiche sperimentali. La sua lotta contro la malattia è stata un banco di prova per cure innovative oggi entrate nei protocolli terapeutici. Lui come tanti altri, per carità.
Ma è del coraggio di cui volevo parlare e della lezione che – da studente dei primi banchi – ho ricevuto.
Grazie Sandro.
Alla famiglia le nostre condoglianze e la nostra vicinanza.