Silvia Romano, la cooperante rilasciata dopo aver vissuto 18 mesi di prigionia nelle mani di Al Shabaab, al suo rientro ha dovuto subire insulti e minacce da parte di hater che inondano il web di odio ed ignoranza, La colpa di Silvia? Essersi convertita all’Islam. Ancora non si conoscono tutti i contorni sulla vicenda del rilascio, ma già la sentenza è stata emanata da personaggi piccoli, piccoli, che fanno da cassa di risonanza ai titoli di certi giornali di destra che spesso alimentano odio. Hater che quasi sempre si professano cattolici, cui manca però un minimo di base culturale; si fermano solo ai titoli, non riescono a ragionare su nulla perché il loro analfabetismo di ritorno glielo impedisce. Altrimenti, studiando, avrebbero già capito che il fondamentalismo islamico non è una religione, in quanto non segue la dottrina, ma solo un’interpretazione di essa. Proprio questo fattore li accomuna agli stessi fondamentalisti, creando uno spazio dove anche per loro la dottrina del Vangelo, ad esempio, s’interpreta, diventando così anche loro fondamentalisti. E’ questo nella sostanza il commento agli insulti subiti dalla nostra cooperante da parte di Padre Paolo Latorre, missionario comboniano in Kenia, in un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa Adnkronos.
“Gli insulti a Silvia Romano – ha dichiarato – non fanno onore all’Italia e danno voce alla parte poco onesta intellettualmente.” Padre Latorre conosce tutti i luoghi dove è stata sequestrata Silvia e da 16 anni lavora tra gli ultimi di Nairobi. “E’ la parte poco onesta del Paese – dice – perché non posso insultare una persona per delle scelte, anche se posso capire che non sono state scelte libere. Contro un indottrinamento, rispondiamo con un altro indottrinamento, da parte di chi insulta, e questo rivela il poco spessore culturale di chi insulta”. Perché per Padre Latorre una cosa è confrontarsi, cercare un terreno comune che porti al dialogo, a risanare le ferite, altra cosa è partire in quarta con l’indottrinamento dell’insulto.
“In Italia – continua il missionario comboniano – questi insulti sono usati spesso e rivelano il fatto che vogliamo attaccare dei valori senza mostrarne altrettanti stabili. Non penso che chi ha insultato Silvia Romano sia un perfetto cattolico, magari chi la insulta neanche crede in Dio, il che è anche peggio. Attacco un valore senza averne uno mio e su questo bisognerà lavorare altrimenti diventeremo noi i prossimi fondamentalisti”. E sulla conversione di Silvia dice: “I casi di indottrinamento sono chiamati tali perché anche se ci si entra forzatamente poi uno si convince che quella è la strada, è difficile capire quanto sia reale. Non ho niente da ridire su una conversione perché per noi cristiani cattolici una conversione, se ben motivata, può anche essere riconosciuta e rientra ad ogni modo nella libertà di religione. Certo, sono rimasto colpito dal fatto che Silvia Romano abbia detto di non essere stata costretta”. E inoltre padre Latorre giudica negativamente l’ invio di giovani con poca esperienza e poca capacità d’interagire con la lingua locale in villaggi che si trovano ad 80 chilometri dalla strada principale. “E’ stato un azzardo”, conclude.