Regolarizzare i lavoratori stranieri che lavorano in nero è giusto e utile.
Giusto, perché chi lavora duramente nei campi e con non autosufficienti ha “diritto ad avere diritti”, come direbbe Rodotà. Né esistono controindicazioni eticamente consistenti per sostenere il contrario. E’ utile, perché si asciuga l’area di lavoro sommerso dove prolificano caporalato e mafie. Ma anche perché – in periodo di vigilanza sanitaria – la regolarizzazione di questi indispensabili lavoratori rende più gestibili i loro comportamenti.
Salvini – mettendo momentaneamente da parte il kit “Madonna & rosario” – si oppone per trattenere nel proprio bacino di consenso gli xenofobi, che ora non hanno più gli sbarchi su cui sfogare il loro livore. I Grillini hanno invece paura di perdere il favore dei razzisti moderati, quelli, per intenderci, del “io non sono razzista, però…”. Tace la Meloni, che non può sbandierare la solita accusa a “chi ruba il lavoro agli italiani”. Che di spaccarsi la schiena sui campi o di lavare e imboccare i nostri anziani non ne vogliono sapere. E poi questi poveri cristi neanche votano, quindi perché battersi per la loro dignità? Lo fa il PD riposizionandosi più a sinistra. Lo fa pure Renzi e questo mi procura un fastidioso eritema da contatto ideologico, ma con onestà intellettuale occorre riconoscere il suo impegno e quello della ministra Bellanova, che ha iniziato proprio con i braccianti la sua azione politica.
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