“Refocus”, che premierà con «visibilità» venti “fortunati” giovani professionisti fotografi che hanno raccontato in 5 scatti il lockdown ed il Covid in Italia. Nel bando si legge anche che «le opere potranno essere utilizzate dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea – DGCC che ne disporrà nell’ambito delle proprie competenze e delle proprie attività istituzionali, utilizzandole sempre senza finalità di lucro». La visibilità è una parola che andrebbe totalmente cancellata dal vocabolario del lavoro, soprattutto quello della pubblica amministrazione, anche quando si tratta di premi. È un concetto che viene utilizzato come specchietto per le allodole per attirare i giovani in trappola, di solito da imprenditori senza scrupoli. Quello dei fotogiornalisti è un lavoro serio e come tale va retribuito sempre, è uno dei pilastri dell’informazione. Non si può pensare di «premiare» questo lavoro con della visibilità, soprattutto in una situazione di crisi economica e lavorativa disperata come quella attuale. Chiediamo al Ministero di rivedere il bando, dando il giusto “premio” a chi ha messo a rischio la propria salute per raccontare il Paese. In Campania abbiamo realizzato e promosso la “Carta di Napoli”, un decalogo che riguarda proprio il lavoro dei foto e videogiornalisti e l’importanza di tutelare il loro lavoro perché con la visibilità non si vive”. È quando scrive il Sindacato unitario giornalisti della Campania in una nota.