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App “Immuni”. Non sono tranquillo

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“Gentile utente, la avvisiamo che lei  in data…. è entrato nel perimetro di contagio di una persona appena rivelatasi positiva. Pertanto, da questo momento, è in obbligo di quarantena domiciliare e isolata”. E’ questo il senso del messaggio che potremo vederci recapitare nel nostro smartphone dopo aver scaricato l’applicativo “Immuni”, a cui sta lavorando il Governo. In un primo momento, ho avuto un riflesso di rifiuto, perché mi sembra che tutto congiuri contro la nostra privacy. Poi un amico mi ha fatto notare che io sono già ampiamente pedinato dalle centrali di “profilazione” dei grandi fornitori web.

Tutto vero, ma non sono tranquillo. Anche se dicono che tutto sarà codificato per rendere anonimi gli utenti; che i dati verranno distrutti a fine anno; che la gestione sarà affidata ad un ente pubblico senza scopo di lucro. Queste precauzioni dovrebbero bastarmi. Eppure, benché non soffra di superstizioni complottiste, sento che mi si sta chiedendo molto: fidarmi dello Stato. Di questo Stato. Sì, alla fine scaricherò Immuni, ma solo perché penso che così potremo evitare altri contagi e altro lavoro a medici e infermieri. Ma già metto in conto il “clamoroso furto di dati di un hacker, si cui gli inquirenti stanno già indagando”.

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