Giovanna Botteri è pettinata male e vestita peggio, non è truccata, indossa sempre lo stesso maglione. Con queste considerazioni ormai da settimane una delle migliori giornaliste in circolazione viene letteralmente fatta a pezzi per come si presenta in tv durante i suoi dettagliati collegamenti dalla Cina, un Paese, diciamolo, da dove in pochi vorrebbero collegarsi in questo momento. Contro la Botteri c’è un costante body shaming che rimanda al nodo culturale che ci perseguita e in base al quale la “bella presenza” di una donna fa la differenza. Un luogo comune, una filosofia dalla quale non riusciamo a prendere le distanze. Se vai in tv devi essere in ordine, truccata alla perfezione pure se sei in diretta da un luogo di guerra, ché ciò sono diventati molti ospedali al tempo del Covid. Le continue critiche, sui social soprattutto, a Giovanna Botteri hanno dato vita ad una reazione minima, affidata per lo più ad altre donne sensibili. E questo, probabilmente, è grave a suo modo. Non è vero che al tempo del Covid tutti pensiamo solo al Covid, alle sue conseguenze sanitarie, economiche, psicologiche. No, c’è posto ancora per l’ignoranza, il sessismo, le bufale, le critiche al corpo delle donne e “critiche” forse è un termine improprio. Non è vero che questa pandemia ci ha cambiato in meglio, non ancora.
Il Direttivo di Articolo 21