Sciopero della fame di persone con gravissime disabilità. Non si può rimanere indifferenti

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In queste ore persone con gravissime disabilità stanno attuando lo sciopero della fame, mettendo a rischio la loro vita, per avere garanzie sul rifinanziamento del fondo nazionale per la non autosufficienza, attualmente azzerato.
Era stato previsto di aumentare il fondo in una bozza del decreto Balduzzi sulla Sanità, ma nella versione definitiva approvata dal Governo il 5 settembre non è stata inserita alcuna norma al riguardo.

Nel disegno di legge sulla stabilità il Governo qualche giorno fa aveva addirittura previsto in un primo momento l’assoggettamento ad Irpef  delle pensioni e delle indennità di accompagnamento di persone con disabilità, ma in seguito a pressioni pervenute da più parti si è rinunciato ad effettuare questo ulteriore taglio.
Tutto ciò non può lasciare indifferenti.

Credo si debba maggiormente riflettere anche sull’utilità di queste politiche di eccessiva austerità, visto che il debito pubblico è in crescita in molti paesi europei, nonostante i tagli alle spese e gli aumenti delle tasse.
In un recente articolo del Sole 24 Ore di Beda Romano del 14 ottobre, dal titolo  “Nei paesi dell’austerity il debito continua a salire”, è precisato che dal 2007 al 2012  il debito pubblico, in percentuale del PIL,  è passato  in Irlanda dal 24,8 % al 116,1%, in Spagna dal 36,2% all’80,9%, in Grecia dal 107,4% al 169,5%, in Portogallo dal 68,3% al 119,1%, in Francia dal 64,2% al 91%, in Italia dal 103,1% al 123,3%.

C’è da chiedersi se in un contesto economico debole il risanamento non gravi sulla ripresa a breve, riducendo le entrate fiscali e aumentando il disavanzo, con il rischio di crollo dell’intera economia, come sostengono da tempo gli economisti keynesiani, tra cui anche alcuni premi Nobel. Anche secondo il Fondo Monetario Internazionale senza crescita l’economia globale è in pericolo.
E’ da sottolineare, inoltre, che  sempre secondo il Sole 24 Ore il sostegno pubblico al sistema bancario e finanziario tra il 2007 al 2010 si stima sia stato pari a 1600 miliardi di euro, corrispondente al 13% del PIL dell’Unione. Quello che colpisce è che ciò sia avvenuto senza l’ottenimento di adeguate garanzie in relazione all’utilizzo di questi fondi pubblici.
C’è pertanto necessità di un maggiore confronto su questi temi,  sulla base di una informazione più ampia e corretta. E’ giusto tagliare gli sprechi e i privilegi e c’è urgenza di aumentare gli investimenti, tenendo conto dei loro costi e dei loro benefici per la collettività ed  evitando ulteriori scelte discrezionali e clientelari.

Soprattutto bisogna garantire il diritto alla salute e una vita dignitosa ai cittadini più in difficoltà, in particolare a quelli non autosufficienti, introducendo anche un salario minimo garantito per tutti, come è previsto in gran parte dei paesi europei.
Per raggiungere il pareggio di bilancio non si può infatti decidere consapevolmente di portare alla disperazione o addirittura al suicidio migliaia di persone, abbandonandole al loro destino e ignorando le norme nazionali ed internazionali che tutelano i diritti umani, mentre c’è ancora spreco di risorse pubbliche e private.


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