“Dove cresce il pericolo, cresce anche ciò che salva” Friedrich Hölderlin
La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani ci dice che siamo dotati di ragione e coscienza.
Eppure mai come oggi siamo stati costretti a fare i conti con le conseguenze di tante scelte e comportamenti “irrazionali” e “incoscienti”.
Sull’importanza, il valore e lo spazio che dobbiamo dare alla ragione nella nostra vita, personale e collettiva, ci esercitiamo molto spesso. Sulla coscienza invece no. Specialmente nello spazio pubblico.
Coscienza è una di quelle parole che usiamo senza capirne realmente il significato e il valore.
Eppure la coscienza è uno degli elementi fondamentali della nostra vita, una di quelle cose attorno alle quali ruota la nostra esistenza.
La coscienza è una delle cose più misteriose che abbiamo nel nostro intimo.
La coscienza ci interroga. Ma non sempre abbiamo voglia di rispondergli.
La coscienza ci suggerisce atteggiamenti, decisioni, scelte, comportamenti ma talvolta preferiamo ignorarla.
A volte dialoghiamo con la nostra coscienza, ci scontriamo, ci arrabbiamo e poi cerchiamo di fare pace con lei. Ma non sempre mettere in pace la coscienza vuol dire farne un buon uso.
La coscienza nasce con noi, insieme con la ragione, ladignità e i diritti. All’inizio è piccola. Poi cresce assieme a noi. Si nutre di tutto il visibile e l’invisibile delle nostre giornate. Si nutre delle conoscenze ma soprattutto delle esperienze che facciamo, come quella straordinaria che stiamo vivendo collettivamente in questo periodo.
Al tempo dell’intelligenza artificiale, possiamo descrivere la nostra coscienza come il nostro immenso registro personale di saperi, di esperienze, di valori, disvalori e significati,…
La nostra coscienza ha un’enorme capacità di immagazzinare informazioni, di calcolarle e integrarle. Molto più grande della nostra mente. Sulla base di tutti questi dati la nostra coscienza ci parla anche quando non la vogliamo ascoltare. E per non starla a sentire, la confiniamo nel posto più profondo dell’anima sino a dimenticare di averne una. Ad alcuni potremmo chiedere: dove hai seppellito la tua coscienza?
La coscienza è una cosa misteriosa ma è certo che ce l’abbiamo tutti. Per gli scienziati come per i filosofi e psicologi la coscienza è uno di quei problemi irrisolvibili da sempre. Sappiamo che nasce e cresce con noi. Che la possiamo formare, educare e dilatare. Ma dipende da noi, dall’uso che vogliamo farne.
Spesso abbiamo l’impressione di poterne fare a meno. Ma oggi, mentre la natura ci sta presentandoun conto salatissimo, vale la pena di dedicargli un po’ d’attenzione in più.
La ragione non basta a spiegare e giustificare le scelte e i comportamenti che ci hanno portato in questa situazione disastrosa. E tantomeno possiamo permetterci di fare affidamento solo alla ragione in un tempo in cui la stessa ragione fatica a spiegare il tempo nuovo che si sta disvelando, a gestire le nostre vite e la nostra traiettoria dentro un futuro così sconosciuto.
Per questo, vale la pena di ridare spazio alle nostre coscienze, di riconoscerne il ruolo, di lavorare su di esse in un modo intimo e allo stesso tempo collettivo.
Per lungo tempo abbiamo coltivato l’illusione di poter fare quello che vogliamo senza considerare le grida, gli urli, il pianto di tante coscienze. La nostra volontà di potenza ci aveva convinto di avere tutto a disposizione, di poter usare e abusare di persone e cose.
Lo shock di questi giorni ha iniziato a scuotere molte coscienze anestetizzate da decenni di individualismo e competizione selvaggia, di consumismo, propaganda e manipolazione mediatica.
Questi sono i giorni del risveglio possibile delle coscienze. E’ il tempo in cui si passa o, più prudentemente, si può passare dall’incoscienza alla coscienza, dal sonno alla veglia.
Una mano misteriosa ha voluto che le Nazioni Unite, una delle istituzioni più denigrate ma anche più importanti del mondo, scegliesse il 5 aprile di quest’anno per svolgere la prima Giornata Mondiale delle Coscienze.
Cogliamo dunque questa occasione per tornare a far brillare le nostre coscienze in modo che, assieme alla ragione, possano guidarci nel difficile cammino che ci attende.
“Vale più una coscienza che un megatone. Una coscienza è come la dinamite dell’universo che si muove secondo amore.” P. Ernesto Balducci
Flavio Lotti, Coordinatore della Tavola della pace