Di Beppe Pisa
Il premier ungherese Viktor Orban ha ottenuto ampi poteri “ad libitum”, estendendo nel tempo lo stato di urgenza legato all’emergenza coronavirus e suscitando l’indignazione dell’opposizione che giudica il provvedimento “sproporzionato”. Il via libera del parlamento è arrivato con 137 voti a favore e 53 contrari e i “poteri illimitati” ottenuti dal premier nazionalista gli daranno la possibilità, secondo gli oppositori non solo in Ungheria, di governare senza controlli e al di là delle decisioni richieste dall’emergenza sanitaria, utilizzata come pretesto. Le nuove disposizioni prevedono in particolare che il premier possa prolungare indefinitamente lo stato di emergenza in vigore dall’11 marzo scorso, a sua discrezione e senza chiedere il voto del parlamento; questo rende possibile la sospensione per decreto di alcune leggi e l’introduzione di misure straordinarie se queste garantiscono la salute, la sicurezza personale e materiale e l’economia. Inoltre, secondo la norma approvata, chi diffonderà “notizie false” sul virus o sulle decisioni del governo rischia fino a 5 anni di prigione: negli ultimi giorni, sono stati i pochi giornali indipendenti ad essere accusati dal governo di questa condotta. Le preoccupazioni degli oppositori sono legate ai precedenti tentativi centralizzatori di Orban: da quando è al potere, dal 2010, ha già in diverse occasioni dato prova di voler centralizzare il potere in campo giudiziario o limitando i movimenti della società civile e la libertà di stampa, ed è stato anche richiamato dall’Unione europea: lo scorso settembre, al Parlamento europeo gli europarlamentari hanno chiesto contro Budapest l’attivazione dell’articolo 7 del Trattato sulla Ue, condannando la politica di Viktor Orban e aprendo la via a possibili sanzioni.
Alcuni avversari politici, come il deputato indipendente Akos Hadhazy, hanno parlato di “colpo di Stato”, e di “rotta verso la dittatura”, oltre che “trappola per l’opposizione” accusata da Orban di fare il gioco del virus. Il portavoce del governo ha difeso la decisione sottolineando che la legge è “limitata nel tempo dai poteri di revoca del parlamento oltre che dalla pandemia stessa che a un certo punto finirà, si spera”. Il partito nazionalista del premier, Fidesz, ha una maggioranza di due terzi al Parlamento. All’estero, l’alto commissario Onu per i diritti dell’uomo “segue le evoluzioni politiche in Ungheria” e il Consiglio d’Europa ha avvisato che “uno stato d’urgenza indefinito e incontrollato non può garantire il rispetto dei principi fondamentali della democrazia”, mentre anche 9 organizzazioni internazionali per la difesa della libertà di stampa hanno chiesto all’Ue di denunciare una legge che “mina i diritti fondamentali e le libertà dei media”. Il commissario europeo per la Giustizia, il belga Didier Reynders, ha fatto sapere che Bruxelles sta studiando “le misure di emergenza che gli Stati membri hanno adottato in merito ai diritti fondamentali”. “Ho risposto ai frignoni europei di non avere il tempo di discutere questioni giuridiche senz’altro appassionanti ma teoriche” quando ci sono “vite da salvare”, ha dichiarato Orban. In Ungheria, paese da 9,7 milioni di abitanti, si sono finora registrati 447 casi di contagio da Covid-19 e 15 morti.