No, il coronavirus non ha fermato tutto. Mentre centinaia di medici, infermieri, volontari e, sì anche, giornalisti erano impegnati a contrastare e raccontare questa brutta pandemia, loro, gli estremisti hanno continuato il “lavoro” di sempre, hanno inviato pesantissime intimidazioni e minacce di morte al direttore di Repubblica Carlo Verdelli. Non un bersaglio qualsiasi, bensì il responsabile del quotidiano che, insieme a pochissime altre realtà, non molla l’osso della cronaca sull’avanzata dell’estrema destra, dei gruppi neonazisti né il racconto delle altre minacce fatte negli ultimi mesi. Emblematica e terribile quella alla senatrice Liliana Segre, ma anche le intimidazioni vicinissime all’aggressione fisica al giornalista Paolo Berizzi, autore di Nazitalia, il primo a finire sotto scorta per minacce di origine non mafiosa. Il caso-Verdelli è più grave, non solo per l’origine delle minacce, ma perché si tratta del direttore di un giornale e ciò riporta ai tempi più bui della nostra fragile democrazia. Bui come lo sono diventati adesso, quando noi pensiamo che il nostro primo nemico sia il virus invisibile; invece, e purtroppo, ne abbiamo un altro temibilissimo, l’odio, unito alla violenza e alle minacce di estremisti che, peraltro, sarebbero già fuori dall’ordinamento costituzionale per statuizione della stessa Costituzione. Da qualche giorno il Consiglio d’Europa supporta la difficile e a tratti incredibile battaglia italiana contro l’estremismo che ha messo nel mirino il giornalismo. E infatti la vicenda di Carlo Verdelli, sotto scorta dal 14 marzo scorso per decisione del Ministero dell’Interno, è stata inserita sulla piattaforma per la protezione dei giornalisti creata dal Consiglio d’Europa. L’effetto pratico è che le autorità italiane dovranno rendere conto dell’inchiesta condotta per identificare e processare gli autori delle minacce, le quali sono state classificate di ‘livello 1’ cioè tra “le violazioni più gravi e dannose alla libertà di stampa” . Un risvolto determinante per dare il via, finalmente, ad un’adeguata azione penale nei confronti di chi prosegue nel minacciare un giornalista e dunque tutta la stampa italiana.