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Patrizio Paolinelli. Tre domande a… Giorgio Benvenuto. “La pandemia sconfiggerà la finanziarizzazione, la globalizzazione e il sovranismo”

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Emergenza coronavirus. La Bce ha lanciato un alleggerimento monetario da 750 miliardi di euro e la Commissione europea ha sospeso il patto di stabilità. Un drastico cambiamento di rotta rispetto alle politiche economiche neoliberiste a cui eravamo abituati…

Di Patrizio Paolinelli

Certo, e se mi permette un paragone siamo dinanzi a un mutamento storico simile a quello che avvenne nel 1989 con la caduta del Muro di Berlino. La pandemia a cui assistiamo comporterà un cambiamento che sconfiggerà la finanziarizzazione dell’economia e più in generale la globalizzazione così come l’abbiamo conosciuta finora. Aggiungo che anche il cosiddetto sovranismo verrà sconfitto da quanto sta avvenendo. Si sta aprendo un vuoto. E in questa situazione riprendono forza i valori della solidarietà e dell’attenzione alla persona. Valori da tempo annullati rispetto alle esigenze del mercato e del profitto. Fino a ieri gli obiettivi della produzione avrebbero richiesto di continuare a tenere aperte le aziende. Oggi sono state chiuse. Per quanto riguarda l’Europa ribadisco quanto già le ho detto la settimana scorsa. Non siamo tutti italiani come ha affermato la Von der Leyen: siamo tutti europei. Dire siamo tutti italiani tradisce una vecchia visione del fare la carità. No, siamo tutti europei e per uscire da questo tunnel abbiamo bisogno di una politica come l’avevano immaginata i nostri progenitori a Ventotene. E cioè, il problema di un’Europa davvero unita non è il bilancio ma la riduzione delle disuguaglianze. Costi quel che costi le persone vanno al primo posto nel progetto d’integrazione europea.

Il lavoro agile che milioni di persone improvvisamente sono state chiamate a svolgere è un modello anche per il prossimo futuro?  

Innanzitutto diciamo che il lavoro agile è una vera e propria rivoluzione culturale, peccato che stia avvenendo a causa della quarantena. Comunque, si sta mettendo in moto un meccanismo produttivo maggiormente flessibile dove il lavoratore non lo si giudica perché è sempre presente ma perché dà dei risultati. Ci sono poi altri vantaggi. Pensiamo alla pubblica amministrazione. Il lavoro agile può davvero contribuire a ridurre drasticamente quella cosa primitiva che sono le code agli sportelli. Tutto ciò è positivo. Naturalmente è una favola sostenere che lo smart working lo puoi fare dove ti pare e quando ti pare. Né tutte le attività si possono svolgere a distanza. L’attività scolastica è una di queste. Pensare a un insegnamento affidato completamente alle piattaforme online significa pensare solo ai costi e non alla didattica. La quale non si riduce alla trasmissione di nozioni attraverso la mediazione delle macchine. Insomma, una cosa sono le prenotazioni e i pagamenti. Faccende che possono essere organizzate a distanza grazie alla tecnologia. Ma per educare un individuo, per farlo crescere, per contribuire alla formazione della sua coscienza e persino del suo carattere non si possono certo eleminare le relazioni con le persone. Per concludere, lo smart working è senz’altro un’opportunità ma non è un metodo universale di lavoro.

Tra inviti a sventolare il tricolore dai balconi e iniziative governative per far fronte alla chiusura delle attività economiche come valuta l’azione del governo?

È bene richiamare l’attaccamento al proprio Paese. D’altra parte tutti noi siamo rimasti profondamente colpiti dalla fila di camion militari che portavano via le bare da Bergamo. È stato terribile. A questo choc si unisce poi la condizione di incertezza in cui tutti siamo precipitati. Io sono del ’37 e ho visto la guerra. Per certi versi mi sembra che si sia tornati a quella situazione. Vivevamo alla giornata, nella consapevolezza che si poteva morire da un momento all’altro. L’incertezza di oggi non è a questo punto ma la situazione è molto grave. Per questo motivo la politica deve fare in modo che le decisioni prese a sostegno delle famiglie, dei lavoratori e delle imprese siano più semplici e immediate. Le faccio un esempio. Le persone messe in cassa integrazione guadagni rischiano di prendere l’assegno fra due mesi. Nel frattempo che fanno? Debbo dire che il governo sta prendendo decisioni in tempi rapidi. Ma anche l’esecuzione di tali decisioni deve avere il medesimo passo. Insomma, bisogna sburocratizzare così come è stato fatto con i giovani medici messi subito in condizione di lavorare. C’è poi da pensare a chi lavora nell’economia sommersa. Per costoro non esiste alcun sostegno. E poi, nell’immediato futuro, quando il coronavirus sarà stato debellato, si presenterà un problema occupazionale enorme. Credo che per quanto concerne il lavoro e l’economia dovremo immaginare una maggiore presenza dello Stato.

Da jobsnews


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