In questi giorni di restrizioni di movimento può essere interessante riprendere la “restrizione di espressione“ che di fatto portò alla sospensione della professoressa Rosa Maria Dell’Aria, insegnante dell’Iti Vittorio Emanuele III di Palermo.
Il doveroso e responsabile rispetto dello “ stare in casa di oggi” non offuschi e non cancelli quel provvedimento – deciso dal provveditore di Palermo – di sospensione per motivi disciplinari della docente colpevole di non aver controllato le slide in un lavoro dei suoi alunni che accostarono le leggi razziali del 1938 al decreto Sicurezza.
“ Non c’è nulla di nuovo rispetto all’udienza in cui il Giudice ha sentito le parti e proposto una conciliazione. Di fatto si è rimasti fermi sulle rispettive posizioni”, spiega la docente che oggi svolge regolarmente la (sua) attività didattica a distanza con i suoi studenti.
“La gravità della situazione impone delle priorità – commenta – ma resta del tutto aperto il tema che riguarda non solo il metodo didattico ma proprio l’analisi dell’interpretazione da dare al libero pensiero dei ragazzi”.
La vicenda di Rosa Maria Dell’Aria era diventata un caso politico nazionale: era la Giornata della Memoria del 27 gennaio scorso. Gli alunni presentarono un lavoro di gruppo con le accuse oggetto del provvedimento seguito ad una ispezione ministeriale inviata dal Miur.
Allora il ministro dell’Interno era Salvini. L’episodio costò alla professoressa la sospensione di due settimane.
Dimenticare il caso sarebbe un errore.
Oggi più che mai. Il perché sta, oltre che nel rispetto dell’insegnante, anche verso di noi. Il perché è presto rappresentato dalla realtà. Chi scrive, oggi dal profondo nord, si sta comportando come “cinese”: tutto intorno c’è una pressoché totale adesione alle indicazioni e prescrizioni di “restare a casa”. Nei piccoli centri urbani – ad oggi – un civile, consapevole, responsabile ma anche preoccupato senso civico di responsabilità non solo per se stessi ma per gli altri. Nella quotidianità tutto è distribuito in code, distanziamenti e rispetto di limiti. Bene!.
Per quanto? Questo non è dato sapere. Ma oltre alla preoccupazione rispetto all’evoluzione della pandemia bisogna rimanere vigili rispetto a certe dichiarazioni. Mi riferisco, ad esempio, a quelle rilanciate alla vigilia del nuovo decreto del Governo Conte sulle restrizioni e “ la chiusura totale di tutte le attività non indispensabili fino al 3 aprile”. Ecco, alla vigilia del provvedimento, da Milano la Lega ammoniva: “Chiediamo al Governo di intervenire subito e con chiarezza o in alternativa di demandare alla Regione Lombardia il potere di assumere tali improcrastinabili decisioni per il bene e la salute di tutti i cittadini lombardi”. Bene. Isolando un paio di espressioni: “demandare il potere” e “per il bene di tutti i cittadini lombardi”.
Attenzione a non lasciare pertugi a chi non si fa alcun scrupolo ad utilizzare qualsiasi occasione per brandire certe clave.
I politici, in generale, sono grandi ottimizzatori di qualsiasi occasione per la loro campagna elettorale permanente. Ma ogni cittadino deve vigilare per non lasciare che “il bene comune” diventi pretesto per cancellare “ libertà comuni”.
Il verbo “delegare” è un verbo scivoloso. Quasi peggio di “dimenticare”.
Ecco perché è bene riportare le parole della professoressa Rosa Maria Dell’Aria:”Oggi tutto è ripreso con regolarità, resta il problema dello stabilire se sia stato legittimo o meno il provvedimento. Non tanto per me – assicura sorridendo – ma per la stessa libertà di insegnamento e di opinione”. E aggiunge:”Quella sospensione ha di fatto aperto un limbo a cui, a tutti gli effetti, siamo ancora sospesi. È giusto insegnare permettendo ai ragazzi di esprimersi?”.
Non smettiamo di farci domande. E non lasciamo che la memoria sia un’arma solo per alcuni. Dobbiamo averne cura. Per tutti.