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Se la Siria diventa la Cuba, fascista, di Putin

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La notizia che uno dei migliori giornalisti italiani dal Medio Oriente, Lorenzo Trombetta, ha lanciato tramite l’Ansa merita di essere letta e capita.  Vi si afferma che come la Turchia,  che invia combattenti siriani di Idlib al fronte libico, in appoggio alle truppe comandate dal premier Fayyez Sarraj,  anche la Russia recluta centinaia di civili e miliziani delle zone controllate da Damasco come “sostegno logistico” alle truppe del generale libico Khalifa Haftar, rivale di Sarraj.

E’ tempo che circola la voce che la famigerata branca irregolare clandestina putiniana, la brigata Wagner, si avvale di questa “cooperazione” in Libia. Ma l’Ansa ci dà conferme raggelanti: “diverse fonti siriane ben informate e presenti nelle città di Homs, Hama, Damasco e Suwayda hanno riferito all’ANSA dell’apertura in queste città, in mano al governo centrale, appoggiato dalla Russia, di centri di reclutamento per “civili” da inviare nella Libia orientale. Le fonti affermano che alla mobilitazione partecipa, in alcune zone, anche il movimento sciita libanese Hezbollah, vicino all’Iran. E questo come “sostegno logistico” allo sforzo di Mosca accanto alla campagna militare portata avanti da mesi da Haftar, che assedia Tripoli. Il governo di Sarraj, basato nella capitale libica, è riconosciuto dalle Nazioni Unite e ha cominciato a ricevere aiuti militari dalla Turchia.”

Dunque la Russia porta Hezbollah nella contesa libico-mediterranea, ci porta il Partito di Dio sotto casa.”  Secondo l’Ansa il governo di Ankara ha inviato nelle ultime ore altri 117 miliziani in Libia, facendo salire a 4.750 i combattenti siriani finora avio-trasportati verso il Paese nordafricano. E la premiata ditta Putin-Assad? Ecco come operano. “Le fonti nelle città siriane di Homs, Hama, Damasco e Suwayda, affermano invece che dalla fine di gennaio la polizia militare russa ha aperto, con l’appoggio delle strutture amministrative del governo, centri di reclutamento alla periferia della capitale Damasco, a Homs nel centro del paese, e a Suwayda, nel sud del paese. Secondo le testimonianze, ciascuna persona arruolata riceve un compenso mensile di mille dollari statunitensi: 200 di questi sono inviati al “civile” che si reca in Libia, e gli 800 restanti offerti ai suoi familiari rimasti in Siria. Nel contesto della grave crisi economica e dell’impennata dei prezzi causata dalla rapida svalutazione della lira locale, questo compenso è molto alto: la paga per un militare governativo siriano di medio rango non va oltre i 50 dollari al mese. Nei giorni scorsi il governo siriano ha stabilito formali rapporti diplomatici con il governo libico che fa capo a Haftar. Il suo ministro degli esteri si è recato a Damasco per una visita ufficiale. E mentre a Homs e Damasco le fonti affermano che il reclutamento è indirizzato a “civili “aspiranti miliziani”, con incarichi “logistici”, nella città meridionale di Suwayda è in corso una “corsa” per essere “iscritti nelle liste di reclutamento” di miliziani pronti a combattere in Libia. A Suwayda non sono solo le autorità russe a occuparsi del reclutamento ma anche gli Hezbollah libanesi filo-iraniani, e il Partito nazional-sociale siriano, formazione filo-governativa basata a Damasco e a Beirut.”

La tragedia siriana così si completa. Dopo aver deportato 6 milioni di siriani dal Paese e averne deportato 3 milioni nel gelo di Idlib, nudi e digiuni al confine con la Turchia, ora si fa dei siriani carne da cannone a tariffe convenienti. E questo mentre i governi di molti Paesi sperano che presto, con il placet proprio di Putin e Assad, le loro aziende possano cominciare a partecipare al banchetto della ricostruzione; della Siria senza più siriani.


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