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Il messaggio di Francesco un invito a mettere in ordine le notizie come meritano

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Nella ‘strana’ piazza di oggi, segnata dalle raccomandazioni anti-contagio, alcune delle partecipanti al sit-in per la Siria avevano portato dei metri: nastri di tessuto colorato della lunghezza di cento centimetri, del tipo di quelli usati dalle sarte, per misurare la distanza da tenere tra di noi, per stare in gruppo ma non troppo, per ‘fare massa’ senza trasgredire le disposizioni governative.

Insieme abbiamo applaudito e ci siamo abbracciati – ma solo idealmente – sentendo le parole che il Papa ha scelto di pronunciare all’Angelus, tornando ben due volte sulla Siria e sui ‘dimenticati di Idlib’, ai quali si è rivolto sia in apertura del suo saluto che nella parte conclusiva. Anche lui, a suo modo, aveva in mano un metro: quello che serve a misurare l’importanza delle notizie, la gerarchia da dare alle vicende del mondo, le priorità da assegnare ai drammi vicini e lontani. La Siria è un esempio purtroppo nitido di come la nostra informazione sappia chiudere gli occhi di fronte a tragedie epocali: c’è voluta la spregiudicata decisione di Erdogan di far ammassare i profughi sul confine turco-greco per spingere sulle prime pagine un dramma che i bombardamenti su Idlib, nei giorni precedenti, non erano stati sufficienti a far diventare ‘notizia’. “Non si deve distogliere lo sguardo di fronte a questa crisi umanitaria, ma darle priorità rispetto ad ogni altro interesse”, ci ha ricordato oggi Papa Francesco: a dirci che, anche in tempi di legittima preoccupazione per il diffondersi del coronavirus, non ci è consentito – né come esseri umani, né come giornalisti – far finta di nulla e ripiegarci su noi stessi.
Appena pochi giorni fa ci siamo ritrovati – credenti di tante fedi e non credenti, giornalisti e no – a ragionare sulla ‘Carta di Assisi’, a ribadire che le parole possono costruire ponti di speranza. Il primo muro da sgretolare è quello dell’indifferenza, l’idea – stupida, prima ancora che cinica – che i drammi altrui non tocchino le nostre vite. Le parole di Francesco sono anche un pressante invito a mettere in ordine le notizie come meritano.


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