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Non diffamarono ex Procuratore.7 cronisti assolti

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Nove anni dopo la querela del magistrato di Brindisi. Avevano riferito le indagini della Guardia di Finanza sulle cene hard organizzate dall’imprenditore Tarantini

Il 31 gennaio 2020 sette giornalisti pugliesi sono stati assolti dalla Corte d’Appello di Lecce, dopo essere stati condannati in primo grado dal Tribunale di Lecce, il 2 luglio 2015, con l’accusa di aver diffamato l’ex procuratore della Repubblica di Brindisi, Cosimo Bottazzi, ora sostituto procuratore generale presso la Corte di Appello di Bari.

Assolti “perché il fatto non sussiste” Marco De Marco, Nazareno Dinoi e Valentina Marzo, rispettivamente direttore del Corriere del Mezzogiorno e collaboratori; invece Gianmarco Di Napoli (direttore del quotidiano Senzacolonne), Roberta Grassi (Ansa, Nuovo Quotidiano di Puglia), e Giuseppe De Tommaso (direttore della Gazzetta del Mezzogiorno) sono stati assolti perché “il fatto non costituisce reato”.

Nel 2011 i giornalisti avevano ripreso e pubblicato le notizie delle agenzie di stampa che riferivano un’indagine della Guardia di Finanza su una cena a cui aveva partecipato Bottazzi quando era procuratore a Brindisi, avvenuta a Roma il 4 marzo del 2009.

Secondo le Fiamme gialle, dopo la cena i convitati si erano intrattenuti con tre prostitute, presso l’Hotel Valadier.

L’INDAGINE. L’indagine della Procura di Bari, di cui scrivevano i giornalisti, scaturita dalle rivelazioni di Patrizia D’Addario, ex prostituta di Bari, fu denominata “Escort”, ed è sfociata in due diversi processi. Fra gli altri furono imputati Silvio Berlusconi, all’epoca dei fatti presidente del Consiglio dei Ministri, accusato di induzione a rendere false dichiarazioni all’autorità giudiziaria, e Gianpaolo Tarantini, ex imprenditore barese, già condannato in primo grado per reclutamento e favoreggiamento della prostituzione.

Secondo gli atti dell’inchiesta, nel 2009 intorno alla ‘corte’ di Tarantini gravitava anche l’ex procuratore di Brindisi Cosimo Bottazzi.

I sette giornalisti ne scrissero nel 2011, riportando alcuni passaggi di un’informativa della Guardia di Finanza, relativi ad una cena avvenuta a Roma, alla quale parteciparono, oltre al magistrato, seduti allo stesso tavolo, il manager di Finmeccanica Rino Metrangolo e l’amministratore unico della Icos Sporting club Marco Macchitella. Due in tutto, sempre secondo la procura barese, gli incontri sessuali a pagamento cui partecipò Bottazzi: quello che seguì la cena presso l’Hotel Valadier di Roma e un altro.

Secondo le Fiamme gialle, dopo la cena gli ospiti si intrattennero con tre prostitute, Fadoua Sebbar, Niang Kardiatou (detta Hawa) e “tale Emiliana“ ingaggiate da Tarantini, che non parteciò alla cena contestata: “Fatta eccezione per Emiliana – scrive il pm Giuseppe De Nozza – le donne trascorrevano la notte in compagnia degli uomini, prostituendosi presso l’hotel Valadier”, dove Tarantini aveva fatto riservare tre camere a nome di Metrangolo.

Cosimo Bottazzi, attuale sostituto procuratore generale presso la Corte di Appello di Bari, difeso dall’avvocato Francesco Paolo Sisto, ha sempre affermato di non conoscere l’ex imprenditore Gianpaolo Tarantini.

Ma secondo la Corte d’Appello, che li ha assolti, i cronisti riportarono correttamente alcuni stralci dell’informativa della Guardia di finanza, che descriveva la composizione del tavolo della cena presso l’Hotel Valadier e gli incontri sessuali che ne seguirono.

I giornalisti sono stati difesi dagli avvocati Massimo Manfreda, Viola Messa, Amedeo Di Pietro, Michele Laforgia.

Marilù Mastrogiovanni

Da ossigenoinformazione


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