Gli studenti e i professori del Liceo di Largo Brodolini di Pomezia (Rm) sono stati nuovamente accolti da una scritta incitante l’odio
Gli studenti e i professori del Liceo di Largo Brodolini di Pomezia (Rm) sono stati accolti, ancora una volta, da una scritta incitante l’odio: «Vaffanculo Facebook, sapete dove trovarci». L’insulto, accompagnato da altre scritte e simboli di organizzazioni di estrema destra è stato appeso (probabilmente dal blocco studentesco – studenti di Casa Pound) con un lenzuolo alla cancellata del Liceo dov’erano apparse lo scorso 12 febbraio le scritte antisemite fatte con bombolette spray in occasione di un incontro che la scuola aveva promosso per celebrare il Giorno della Memoria.
La scritta, appesa questa notte, è probabilmente una risposta alla notizia di ieri, ossia l’arrivo della sentenza del Tribunale di Roma (sezione per i diritti della persona e immigrazione) che ha deciso di respingere il ricorso presentato da Forza Nuova (organizzazione di estrema destra) che riteneva l’oscuramento delle proprie pagine un «atto di censura» citando a motivazione – per ironia della sorte – l’Articolo 21 della nostra Costituzione che recita, «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure».
Le motivazioni della sentenza, che hanno dato ragione a Facebook, avranno probabilmente tenuto in considerazione oltre all’Articolo 21 anche le disposizioni transitorie e finali della nostra Carta Costituzionale che prevede il reato di apologia del fascismo e la Legge Scelba.
La sentenza tuttavia si è basata sulla valutazione delle norme e delle regole contenute nel contratto tra le parti firmate per l’utilizzo della piattaforma online.
Forza Nuova è stata condannata al pagamento delle spese processuali. La giudice designata, Silvia Albano, ha infatti ritenuto legittima anche la cancellazione delle pagine di molti militanti dell’organizzazione.
La pagina di Forza Nuova era stata oscurata il 9 settembre 2019 insieme ad altri account legati a movimenti ed esponenti di destra perché, spiegava Facebook, «le persone e le organizzazioni che diffondono odio o attaccano gli altri, sulla base di chi sono, non trovano posto su Facebook e Instagram. Candidati e partiti politici, così come tutti gli individui e le organizzazioni presenti su Facebook e Instagram, devono rispettare queste regole indipendentemente dalla loro ideologia». Gli account erano stati sospesi per aver «violato questa policy».
L’ordinanza, oltre ai post incitanti l’odio, documenta molti dei poste delle pubblicazioni di Forza Nuova in cui si fa esplicito riferimento al fascismo e tra i quali, «il contenuto che raffigurava il balcone di Palazzo Venezia e che recitava: “l’unico balcone che riconosciamo… restiamo fascisti”».
Pomezia, (ricordava su Riforma.it la professoressa del Liceo di Pomezia Deborah D’Auria commentando le scritte antisemite comparse il 12 febbraio), «“porta di accesso della Capitale al territorio ‘redento’”fu fondata il 3 giugno 1938 con un Regio Decreto Legge n° 935; era l’ultima città dell’Agro Romano che insieme ad Aprilia, faceva parte del Consorzio n°5 che fu aggregato alla Bonifica dell’Agro Pontino. Fermarsi a una ricostruzione storica che si limitasse a ricordare le famiglie di coloni che ricevettero in dono dal Duce gli appezzamenti di terre e i connessi privilegi sarebbe parziale; occorre ricostruire quei delicati passaggi – rileva D’Auria – che danno la misura di ciò che ancora oggi è il tessuto sociale di Pomezia, terra di continue emigrazioni che fa fatica a costruire la sua identità territoriale».