“U cani muzzica u strazzatu” (il cane morde il povero “lacero”). L’eloquente proverbio in lingua siciliana sintetizza la storica universalità del razzismo. La parte animale di noi aggredisce il diverso. Non si può condividere il concetto di Rousseau (quello della piattaforma) del “buon selvaggio”, in quanto l’uomo ignorante è invece un pessimo abitatore del pianeta. La tolleranza, nemica del razzismo, è una condizione culturale che richiede molti anni di pratica, per avere un risultato concreto e apprezzabile.
La giornata della memoria, recentemente celebrata, ha registrato un dato allarmante, ma non sorprendente: la crescita a due cifre dell’antisemitismo e del negazionismo. Molto probabilmente la stragrande maggioranza di questi razzisti potenziali non è mai stata ad Auschiwtz. Il luogo simbolo della memoria dovrebbe essere un obbligo di laico pellegrinaggio per tutti i cittadini europei, come La Mecca per i mussulmani, credenti questi ultimi che sono contestualmente soggetto di pulsioni antisemite e oggetto di crescente razzismo da parte dei cristiani. Le tre fedi si dirigono pericolosamente verso l’integralismo, il culto senza cultura.
Da quasi vent’anni nella città di Catania si propone un luogo di incontro tra le tre grandi religioni monoteiste del Mediterraneo: “La piazza delle Tre Culture”. Recentemente un embrione del progetto è stato inserito nelle “Direttive” del Nuovo Piano Regolatore Generale, individuando pure l’area ritenuta adatta. L’ambizione è quella di consentire, in una città tra le più tolleranti al mondo, l’incontro tra le tre culture che sono alla base delle meravigliose religioni che segnano la vita nel “mare nostrum”. Rievocando così l’epoca di maggior splendore della Sicilia, quando, con Federico II, ebrei, cristiani e mussulmani convivevano serenamente nella nostra meravigliosa terra.
*Associazione Liberi Ingegneri