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Come la destra populista in Europa strumentalizza le donne

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[Traduzione a cura di Silvia Godano dall’articolo originale di Feyda Sayan-Cengiz e Caner Tekin pubblicato su OpenDemocracy].

Negli ultimi 20 anni, uno dei temi centrali del discorso politico occidentale è stato considerare i migranti musulmani come “gli altri”. La loro differenza in termini di cultura è stata accentuata e molto spesso semplificata attraverso rappresentazioni stereotipate delle relazioni di genere, dell’abbigliamento femminile e della presunta reclusione delle donne allo spazio domestico.

Sono state proprio queste rappresentazioni a fornire alla destra radicale l’opportunità di intervenire nel dibattito politico, adottando un discorso solo apparentemente finalizzato a difendere i diritti delle donne. Tale discorso definisce le comunità migranti musulmane come intrinsecamente oppressive nei confronti delle donne e le distingue in modo netto dalle popolazioni autoctone. In tal modo, i discorsi anti-migranti si vestono della retorica dei diritti umani, divenendo più accettabili.

Il discorso di genere è divenuto così una categoria centrale per analizzare e comprendere le strategie comunicative della destra radicale emergente in Europa. La svolta di genere che si registra nei partiti della destra populista europea costituisce un aspetto chiave della culturalizzazione della migrazione, sul quale ci focalizzeremo osservando da vicino i casi di Francia e Germania.

In entrambe le nazioni i partiti della destra radicale e populista forniscono esempi chiari di come si crei la distinzione tra “noi” e “loro” attraverso rappresentazioni stereotipate e di genere del migrante e dell’autoctono.

Il ritorno della cultura

Dopo la riunificazione della Germania e il venir meno dell’influenza ideologica e polarizzante della Guerra Fredda, l’elemento culturale si riaffacciò nelle politiche nazionali europee. In un contesto politico in rapido mutamento e nel quale le ideologie stavano perdendo terreno, la destra radicale potè articolare con rinnovata forza il discorso sull’identità culturale contro la frammentazione.

Come fa notare Mark Sedgwick, molti ideologi della nuova destra in Francia e Germania immaginavano una rivoluzione conservatrice capace di preservare le peculiarità culturali dell’Europa e dei suoi Stati nazionali, proteggendoli dall’immigrazione musulmana e persino dall’influenza americana. Con il Trattato di Maastricht e i successivi tentativi di realizzare un’unione politica, i partiti della destra radicale e populista si fecero sentire per la mobilitazione contro l’integrazione europea e le sue politiche migratorie.

Tuttavia, durante quel decennio gli sforzi per formare una coalizione dei partiti di estrema destra fallirono. I tentativi del Partito Nazionaldemocratico tedesco furono sventati poiché l’opinione pubblica reagì contro l’incremento della violenza neonazista che colpiva i migranti musulmani. Anche il Fronte Nazionale francese rimase marginale a causa delle sue posizioni antisemite… Continua su vociglobali 


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