Grave atto di intimidazione a Trieste. Si è svolta, con il patrocinio del Comune, la presentazione del libro di Franco Nerozzi (l’ex reporter di guerra veronese che nel 2005 ha patteggiato una pena a un anno e dieci mesi di reclusione a seguito di un’indagine su un sospetto traffico di “mercenari”), presentazione legata ad una mostra sul popolo Karen, con le foto scattate da due “volontari” dell’emanazione “solidaristica” di CasaPound “Solidarité – Identités” (più nota come Sol.Id) Alberto Palladino (condannato per avere aggredito, assieme ad altri militanti di CPI nel 2011 un esponente del PD) e Filippo Castaldini. Il tutto introdotto dal giornalista Fausto Biloslavo, storico reporter di guerra triestino.
La giornalista, studiosa dell’estrema destra, Claudia Cernigoi, dopo avere preso posto nella sala (messa a disposizione dal Comune) è stata avvicinata da alcuni funzionari della Digos che, dopo averle fatto presente che qualcuno (non identificato) l’aveva indicata come “persona non grata”, le hanno chiesto di uscire, in quanto la sua presenza in sala poteva costituire un “problema di ordine pubblico”. Cernigoi si è ovviamente rifiutata di uscire, facendo osservare ai funzionari di PS che non trattandosi di una riunione privata ed essendo la sala pubblica, lei, in quanto giornalista, aveva tutti i diritti di assistere all’iniziativa, e che al limite, se la sua presenza dava fastidio a qualcuno, sarebbe stato dovere della polizia tutelare la sua persona dalle intimidazioni altrui.
Va rilevato che nell’introduzione alla conferenza lo stesso presentatore Biloslavo, riferendosi alla polemica sorta in seguito all’interrogazione presentata dal gruppo consiliare comunale del PD sull’opportunità di concedere la sala ad un’organizzazione legata a CasaPound, che si definiscono “fascisti del terzo millennio”, ha ribadito con forza sia il diritto di tutti a parlare, sia il diritto di tutti ad assistere all’iniziativa.
Pertanto appare ancora più incomprensibile il comportamento tenuto dai funzionari della Digos, che non hanno neppure raccolto una richiesta dell’organizzatore dell’iniziativa, ma sembrano avere dato seguito ad un tentativo di intimidazione inaccettabile in un contesto democratico.