Copyright. Damilano: “troppo silenzio in Italia”

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BRUXELLES – “Sul diritto d’autore manca un dibattito serio in Italia, non può essere affidato solo a una logica industriale, in gioco c’è la qualità della democrazia”. Così Marco Damilano, direttore dell’Espresso, in un’intervista all’ANSA sull’applicazione della direttiva Ue sul copyright. I Paesi Ue avranno tempo fino a marzo 2021 per recepirla e in Francia, primo Paese dove la normativa è entrata in vigore lo scorso ottobre, è già scontro aperto tra big del web e editori sulla retribuzione degli articoli condivisi online agli autori come previsto.

“Il giornalismo ha una funzione sensibile per la democrazia e considerarlo una merce come un’altra significa uccidere le inchieste scomode per i poteri, che richiedono risorse e competenze, come i reportage in Paesi dimenticati” sostiene Damilano. Google in Francia si è rifiutato di negoziare accordi di licenza con gli editori per l’utilizzo dei loro contenuti, a discapito della retribuzione dei giornalisti. “Abbassare la qualità dell’informazione che fornisce elementi per decidere come votare, non solo durante le elezioni, ma con un controllo di pesi e contrappesi nel tempo, significa far coincidere la massima disponibilità di informazioni online per i cittadini con la massima disinformazione”.

In Italia si prevede che si opterà per un atteggiamento di compromesso tra mondo editoriale e digitale nel momento del recepimento della normativa europea. Il movimento 5 Stelle ha da sempre dato battaglia contro la direttiva Ue sul copyright e lo scorso marzo, al Parlamento europeo, ha votato contro la sua approvazione. “Al governo c’è un partito che è nato sulla rete e che da subito ha dato battaglia al giornalismo tradizionale con la clava, non c’è una discussione civile, si invoca spesso la chiusura dei giornali” avverte il direttore dell’Espresso.

Per Damilano, se da una parte va garantita la tutela della libertà di ricerca di contenuti sul web “che non è il male assoluto” allo stesso tempo “si deve garantire anche la creazione di qualità degli stessi contenuti, che vanno pagati, tanto più che gli editori hanno investito risorse sulla digitalizzazione dei prodotti come fonte di sostentamento del giornalismo di qualità”. In alcuni casi la direttiva lascia spazio a interpretazioni: ad esempio su cosa si intenda effettivamente per ‘estratti brevi’ di articoli, i cosiddetti ‘snippet’, che possono essere condivisi in rete da utenti e piattaforme digitali.

“Resto scettico sulla possibilità legislativa di fissare termini per le anticipazioni degli articoli sull’online, mentre una strada può essere l’autoregolazione, come già avviene, con la condivisione di brevi lanci che rimandano alla lettura di inchieste a pagamento per chi vuole” spiega Damilano. Al momento c’è un conflitto aperto tra mondo editoriale e giganti del web che sembra tendere a favore di questi ultimi. Ma “chi produce contenuti – conclude – ha tutto l’interesse a giocare fino in fondo questa sfida”.

Fonte: Ansa


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