E così anche Italo si è congedato da un mondo che non riconosceva più e tutti noi sogniamo che abbia ritrovato Anna, la splendida figlia, anche lei nostra collega, che ci lasciò giovanissima nel 1994. Italo Moretti era un collega battagliero, rigoroso, severo, che da vice direttore prima e da direttore poi al TG3 concepiva il suo lavoro ricordando sempre come si è giornalisti “sul campo”. Lui aveva dato il meglio proprio come inviato speciale della Rai, che viveva in modo assoluto come servizio al pubblico. Erano gli anni in cui la Rai era spesso l’unica televisione europea che riusciva a raggiungere i luoghi più turbolenti del continente sudamericano, attraversato da guerre, rivoluzioni, repressioni, carestie. Fece entrare nelle case degli italiani le drammatiche immagini e le testimonianze della ferocia della dittatura di Pinochet in Cile, degli ammiragli argentini, delle rivolte in Uruguay.
Reportage indimenticabili, che spero si utilizzino nei corsi di giornalismo ancora oggi. E poi, con la duttilità tipica di Italo, abbracciò con entusiasmo la scelta del TG2, dopo la riforma della Rai, e dal 1976 divenne uno dei volti più importanti di quella edizione, “Studio aperto”, che rivoluzionò il secondo canale, facendone una televisione diversa, moderna, alternativa, con il TG diretto da Andrea Barbato e la rete affidata a Massimo Fichera.
Venne poi tutto il resto, e una enorme quantità di premi vinti, di riconoscimenti di cui Italo si scherniva ma che in realtà lo facevano felice. Il giornalismo è stata la sua vita e la sua una vita per un giornalismo autentico, combattivo, libero e che a lui piaceva sempre chiamare soltanto democratico. Pianse a lungo il giorno dell’omicidio di Ilaria Alpi, di cui allora era il direttore, e ha sempre combattuto perché quel processo non finisse e non si rinunciasse a scoprire la verità. Grazie di tutto Italo.
(nella foto Ansa italo Moretti)