Il 29 ottobre 2019 il Consiglio generale dell’Inpgi ha approvato a larga maggioranza i bilanci di assestamento e preventivo delle gestioni principale e separata. Se l’Inpgi 2 – la gestione separata in cui confluiscono i contributi di collaboratori,
co.co.co e partite Iva – nel 2019 ha chiuso i conti in attivo di 73,85 milioni di euro (oltre il doppio del 2018), molto diversi sono i conti dell’Inpgi 1, la gestione principale per i giornalisti subordinati e’ risultata in perdita per 169,14 milioni di euro (nel 2018 erano -147,65, nel 2017 -134,04). E’ la fotografia di una crisi strutturale che anche quest’anno ha provocato la perdita di altri 400 posti di lavoro. Gli attivi che versano contributi sono scesi sotto la soglia dei 15.000 (14.870), 5 anni fa erano oltre 18.000, mentre le pensioni sono salite a 9.571. Per pensioni e assistenza l’Inpgi spenderà a fine anno 559,4 milioni di euro a fronte di 390,2 milioni di entrate contributive. Il rapporto è che per ogni 100 euro incassato l’Inpgi 1 ne spende 143. Ora – come segnalato dalla presidente dell’Inpgi, Marina Macelloni – con un emendamento nella legge di Bilancio, il Governo propone di stanziare fondi per finanziare un nuovo ciclo di uscite anticipate: coinvolti 120 giornalisti nel 2020 con una perdita di contributi all’Inpgi di almeno 4,5 milioni di euro all’anno. La norma inserita nella Manovra prevede inoltre che a fronte delle uscite, le aziende possano assumere anche soggetti privi di status giornalistico, quindi non assicurabili all’Inpgi, che siano “in possesso di competenze professionali coerenti con la realizzazione dei programmi di rilancio, riconversione digitale e sviluppo aziendale”. Fin dall’inzio dell’ultimo mandato i vertici dell’Inpgi hanno chiamato la categoria a una mobilitazione senza precedenti e hanno avviato trattative con i Ministeri del Lavoro, dell’Economia e il Governo per allargare la platea contributiva. La proposta e’ stata convertita in legge con il DL Crescita , pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 30 giugno 2019 e dal gennaio 2023 prevede il trasferimento dall’Inps all’Inpgi dei contributi di 15.000 lavoratori. Sempre in base al Decreto Crescita l’Istituto è tenuto ad adottare , entro il 30 giugno del 2020 scelte per il contenimento della spesa e l’incremento delle entrate. I primi passi fatti dal Cda sono stati la sospensione dei prestiti e il regime di agevolazione per l’evasione contributiva, che non solo consentirà di incassare prima le somme contestate, ma di abbattere il contenzioso legale, oltre che aiutare i colleghi a vedersi riconosciuti i contributi evasi, abbattendo il monte crediti ritenuto sproporzionato e che pesa sui bilanci. Pulizia fatta. Ma mentre il Cda lavora con i tecnici per capire dove ritagliare ulteriori risparmi, senza penalizzare ulteriormente le pensioni future – intervento inutile perché non servirebbe a salvare l’Istituto – il Governo propone nuovi prepensionamenti facendo venir meno ogni anno 4,4 milioni di euro di contributi, e non interviene per accelerare l’allargamento della platea contributiva ai comunicatori, come previsto dal Decreto crescita 2019 a partire dal 2023. Per tutto questo chiediamo al Governo e all’opposizione: – di non perseverare nella logica dei prepensionamenti che impoveriscono di anno in anno le casse dell’Istituto incentivando l’entrata nelle redazioni di giovani giornalisti nel rispetto del CNLG e a garanzia del diritto costituzionale a una informazione qualificata, professionale e indipendente, consentendo a migliaia di colleghi precari o con false partite Iva di stabilizzare la loro condizione lavorativa – di riconoscere, coerentemente con le trasformazioni avvenute nel mondo dell’editoria la necessità che i contributi di chi lavora nell’informazione , nel web e nella comunicazione vengano anticipatamente fatti confluire nell’Inpgi, nel rispetto dei diritti e delle prerogative di tutte le parti coinvolte . – di aprire un tavolo allargato con le associazioni più rappresentative dei comunicatori e operatori dell’informazione digitale per valutare modalità condivise e non penalizzanti di trasferimento dei loro contributi da Inps ad Inogi; – di impegnarsi concretamente per assicurare la sopravvivenza dell’Istituto di previdenza dei giornalisti, rispettandone l’autonomia e la dignità, dimostrate anche con la autoriforma approvata nel 2016 che ha sancito il passaggio al regime contributivo e l’allungamento dell’età pensionabile coerentemente con quanto previsto dal sistema generale dell’Inps .