Quel di piu’ della Rai che resiste dopo 40 anni

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Sono fra quelli – non tanto pochi – che in molti giorni della settimana si domandano: ma che si potrebbe guardare sui canali generalisti della Rai se non ci fosse Rai Tre? Certamente la domanda oggi è meno pressante, dal momento che si può spaziare sugli ottimi canali tematici (Rai Movie e Rai Storia due perle!) e su Rai Play, ma il “diverso” e il “di più” di Rai Tre è complessivamente ancora un grande valore aggiunto per la Rai e una specificità che non viene proposta da altri canali generalisti.

Ricordare, quindi, i 40 anni di questo canale (15 dicembre 1979) non è un esercizio critico ma è ricordare un inizio importante per la storia della comunicazione nel nostro paese, e, cosa rara, è una “celebrazione” di tipo positivo!

La Rai Tre intesa come canale quale lo vediamo oggi non nasce, in effetti, nel dicembre del ’79 ma nell’autunno del 1987 con l’arrivo di Angelo Gugliemi e la costituzione di una vera e propria rete, di cui fa parte un nuovo telegiornale nazionale, che è il TG3 di Alessandro Curzi. Ma quel che inizia le sue trasmissioni esattamente 40 anni fa è un’idea decisiva per la svolta del servizio pubblico, l’idea di istituzionalizzare l’informazione regionale e locale e inserirla in un canale colto, che dovrà essere sempre più diverso dagli altri due, già storici nel 1979.

Per questo io penso che il vero compleanno del 15 dicembre sia quello della Testata Regionale, che oggi si chiama TGR, e ha tre edizioni ed un ampio spazio al mattino diffuso in ogni regione, oltre ad alcune rubriche in onda a livello nazionale nei giorni del fine settimana.

Nel corso degli anni questi spazi si sono consolidati, e soprattutto sono entrati nelle case italiane come appuntamenti irrinunciabili, perché rimasti per fortuna veri spazi di servizio, dove al mattino ti dicono se c’è traffico in un determinato quartiere, se c’è una frana su una provinciale, che ci sono scioperi, incidenti, festeggiamenti o altro, dove parlano della tua quotidianità locale.

Le critiche alla TGR sono, peraltro, uno sport nazionale da tempo, una penosa litania che comprende il fatto che i giornalisti sarebbero troppi, i costi eccessivi, i risultati non così entusiasmanti, la lottizzazione molto accentuata…Nelle critiche alla Rai in genere c’è sempre del vero, ma attaccare l’informazione regionale è un mantra mai verificato e mai confermato dai dati concreti e dai risultati oggettivi.

Si può fare di meglio, certamente si, ci mancherebbe. Come per ogni prodotto conta la qualità professionale degli operatori e dei dirigenti, ma questo non deve mai favorire la tentazione di chi, da fuori, pensa che forse della TGR si potrebbe fare a meno, nell’informazione glocal e a getto continuo dei nostri tempi. Non è così.

Senza contare che nelle redazioni regionali sono nati e cresciuti tantissimi giornalisti divenuti inviati, direttori, conduttori di successo a livello nazionale, un elenco sterminato di nomi che hanno reso e rendono onore alla nostra professione.

I telegiornali regionali della Rai assolvono ad una funzione imprescindibile per un servizio pubblico che voglia continuare a chiamarsi tale e ha come “gemelli” France 3 in Francia e ARD in Germania, canali ai quali vengono riservati congrui finanziamenti.

La scommessa di questa ricorrenza dovranno coglierla soprattutto gli amici della TGR, perché la loro vera difesa è diventare sempre più indispensabili, fare informazione di qualità, non avere paura, non servire mai il potere locale o nazionale ma solo l’utente, il pubblico, l’abbonato, il cittadino. Chi come me ha avuto l’onore di dirigere, sia pure per poco, questa testata, augura ai colleghi di oggi di vincere alla grande questa scommessa.


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