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L’unico mercato in città

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La Cina lavora per arrivare ad essere l’unico punto di riferimento di qualunque mercato del mondo, e lo fa partendo da un mercato interno che già garantisce al Paese orientale di sopravvivere a qualunque crisi. I numeri di Tik Tok, ultimo arrivato nel mondo dei social network, parlano chiaro: 1 miliardo e 450 milioni di utenti; e ancora non lo conosce nessuno, o quasi, fuori dalla Cina. Torniamo ad occuparci di OTT e di scontro fra titani Usa-China, grazie all’eccellente dossier realizzato per China Files dal nostro collega e amico Nicola Zamperini. Abbiamo ragionato assieme a lui,  e grazie ai suoi contributi, qualche settimana fa di indagini,  concentrazioni e antitrust a carico delle maggiori OTT statunitensi da parte del Governo americano e di molteplici organi giudiziari. Oggi concludiamo l’analisi del dossier del giornalista romano,  grande esperto di mondi digitali, osservando  il tutto da Oriente,  per capire quanto “conti”, negli assetti del mondo moderno, la “guerra” economico politica, più o meno manifesta, che l’amministrazione Trump ha scatenato contro la Cina. In termini di concorrenza alle OTT,  la Cina indubbiamente,  è l’unico Paese al mondo in grado di competere con le techno-corporation. Come rilevava nel suo intervento agli Stati generali dell’informazione dell’estate scorsa un altro esperto di questioni digitali e di economia, l’avvocato Matteo Bonelli:

Le società tecnologiche più importanti al mondo sono tutte  negli Stati Uniti o in Cina. Chi riesce ad arginare il predominio mondiale di Facebook e Google nel settore della pubblicità online sono solo imprese cinesi. Le quote del mercato pubblicitario online in Cina non sono di Google e Facebook. Solo i cinesi sono riusciti a creare degli antagonisti a questo monopolio americano online degli over the top. Del resto gli unici paesi dove si produce valore nella ricerca tecnologica, dove nascono aziende tecnologiche di grande valore,  sono la Cina e gli Stati Uniti.

Sulla stessa lunghezza d’onda è anche Nicola Zamperini per il quale la premessa dalla quale partire è questa:

Le piattaforme hanno abbattuto i confini, per questo possono essere interpretate come meta-nazioni digitali. E il territorio su cui estendono il loro dominio, ad oggi, è tutto il territorio del pianeta, a eccezione di Stati in cui la loro presenza è vietata.

Poche aziende rispettano la definizione di meta-nazione digitale come Google, Facebook, Amazon o Apple, ma anche Airbnb, Spotify, Netflix.

Partendo da queste premesse nell’analisi di Morelli e poi di Zamperini si intravedono molto chiaramente alcune aziende cinesi come unici possibili competitor  delle OTT sui mercati globali digitali in cui siamo totalmente immersi.

l’unico potenziale concorrente di Google è il motore di ricerca cinese Baidu che oggi possiede una quota di mercato globale per ora insignificante, pari allo 0,9%, cifra che equivale alle ricerche dei cinesi in Cina, in mandarino. Impostazione predefinita.

Allo stesso modo l’unico reale competitore di Facebook è rappresentato da WeChat, il social network totale, anch’esso cinese. WeChat è una vera piattaforma integrata che assomma sistemi e funzioni differenti, non solo relazioni tra persone, e quindi messaggi e post, ma anche pubblicità, notizie, pagamenti per l’acquisto di beni e servizi, dalla cena alla visita medica, dal taxi alla vacanza. Una matrioska digitale in cui l’applicazione madre contiene e integra svariate applicazioni figlie. WeChat rappresenta una sintesi perfetta, efficiente, molto facile da utilizzare; un livello di integrazione, tra servizi differenti, che a Menlo Park, sede di Facebook, sognano.

WeChat conta oggi 1 miliardo di utenti, è controllato da Tencent… Continua su lsdi


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