Una sfiducia ad Antonio Preziosi, direttore di Radio Uno e dei giornali radio, ripetuta 110 dieci volte , nell’urna aperta per decisione dell’assemblea di redazione (tre anni fa al momento di valutare il piano editoriale erano stati 111 i favorevoli, e circa 50 i contrari. Praticamente il ribaltamento di una situazione) . Quello di venerdì scorso è stata un pronunciamento democratico massiccio, l’esercizio di un diritto inalienabile per rimettere sul giusto piano i rapporti sindacali: 193 aventi diritto, 182 giornalisti hanno votato, 67 hanno confermato il loro sì al direttore (e appunto 110 no, 4 astensioni, 1 nulla). Una sfiducia a Preziosi dunque, che dall’agosto scorso non ha saputo ascoltare il fortissimo allarme che veniva dalla sua redazione, prima sul calo di ascolti, poi sulle caratteristiche del palinsesto invernale. Già il 19 settembre , un primo duro campanello di allarme , quando l’assemblea approvò un documento in cui si sottolineava fra l’altro come il nuovo palinsesto di Radio1 confermasse ‘il carattere ibrido del Canale, a cavallo tra informazione ed intrattenimento’. Tutt’altro cioè, rispetto alla ‘necessità di una piena valorizzazione del servizio pubblico e delle professionalità interne’ . L’Assemblea scriveva che ‘Radio 1, prima radio All News italiana e pubblica, potrebbe svolgere una funzione editorialmente più rilevante ed autorevole se ricondotta alla sua identità originaria’. E in questo senso l’assemblea aveva sollecitato sia il cdr che l’Usigrai ad attivarsi con i nuovi vertici di viale Mazzini, per un confronto e un chiarimento sulle attuali strategie aziendali dedicate alla radiofonia (sia per quanto riguarda la mission editoriale sia sugli investimenti tecnologici necessari per giungere ad una copertura capillare del segnale in tutto il territorio nazionale) . E ancora , sempre a settembre il cdr tornava a sollecitare un forte rilancio, forniva idee e proposte: “valorizzazione dei Gr, ripensamento di alcuni contenitori, migliore utilizzo delle risorse interne, più coordinamento tra giornali mattutini e “Prima di tutto”(trasmissione del primo mattino, che ha preso il posto della trasmissione condotta per tanti anni da Emanuela Falcetti, ma non ha portato gli stessi ascolti, ndr), sperimentazione di nuovi format, verifiche sull’opportunità di alcune trasmissioni di intrattenimento”. Da qui, secondo il sindacato interno occorreva ripartire per cercare di riprendere il primato negli ascolti e per cercare di frenare la perdita di risorse pubblicitarie (nella relazione del DG Gubitosi sul bilancio Rai emerge infatti che il settore Radio ha avuto il calo più marcato negli introiti Sipra). Atmosfera poco chiara , scarsa capacità di assumersi autorevolmente le responsabilità dell’articolo 6 del contratto , nessuna informazione ampia e motivata ai capiredattori, e poi zero risposte da parte del direttore Preziosi. Tanto che ancora il 2 ottobre scorso, il comitato di redazione si chiedeva – in una nota – se la direzione di testata avesse azzerato le relazioni sindacali.. e denunciava una situazione di rapporti interni non più tollerabile.
Se questi sono i dati più recenti, che hanno condotto la redazione del giornale radio Rai a scegliere una strada sindacale così inequivocabile, come il pronunciamento sulla fiducia, c’è da dire che viene purtroppo da lontano la crisi di credibilità della direzione Preziosi. Dal caso del dicembre scorso del divieto di pronunciare nelle trasmissioni la parola ‘preservativo’ (per inciso la persona responsabile di quel ‘disguido’ – lo vogliamo chiamare così? – attualmente ha la cura di alcuni programmi di Radio Uno), alla pesante scivolata nel corso di una trasmissione sportiva, quando il conduttore ha infilato una gaffe dietro l’altra intervistando l’atleta cieca Assunta Legnante (paralimpiadi, argomento delicato ed importante per il servizio pubblico: bisogna saperne parlare). Fino alla ‘pastonite acuta’ per le notizie politiche, al conformismo , all’appiattimento di un’informazione che prima non poteva occuparsi dei processi di Berlusconi, e ora fatica terribilmente a raccontare davvero la nuova ondata di corruzione . Segni di logoramento delle ragioni stesse del servizio pubblico radiofonico, enormi difficoltà – sotto la cura Preziosi – da parte del Gr1 di mantenersi all’altezza di quella storica credibilità che conosce molto bene il presidente della commissione di vigilanza Sergio Zavoli, una personalità alta ed indiscussa che è stato direttore del Gr1 in anni importantissimi per la professione giornalistica e per la Rai.
Il direttore generale Gubitosi ha detto proprio davanti alla commissione di vigilanza, che della radio si occuperà. Sicuramente lo farà anche il sindacato , che si riunirà a Salerno per rinnovare i suoi vertici. L’Usigrai dovrà condurre una profonda riflessione su quanto è accaduto in questi anni , anche alla radio pubblica.