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Case della dignità contro il caporalato

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Una rete di Case della dignità, un’alternativa umana per i migranti che vivono nei ghetti del Sud Italia. È il progetto di associazioni e attivisti che lavorano quotidianamente per una economia che non sfrutti le persone nei campi.

Tutto nasce dalle riprese quest’estate de “Il nuovo Vangelo” di Milo Rau, che ha al centro il movimento politico per la rivolta della dignità. Tra queste Casa Sankara, AgricoLa Leggera, No Cap, che si sono dati come obiettivo la costruzione di un’infrastruttura di produzione agricola per il benessere sociale dei migranti. “Le Case della Dignità sono fondate in Puglia e Basilicata nei dintorni dei ghetti, non solo per fornire abitazioni umane, ma anche per creare una soluzione politica esemplare per i ghetti del sud Italia – si legge sulla loro pagina GoFundMe – L’obiettivo è quello di sostenere i residenti nella loro autonomia e autodeterminazione”. Infatti i residenti delle case della dignità saranno assunti da aziende e agricoltori limitrofi a condizioni legali e potranno così guadagnarsi da vivere.

Le case, organizzate in modo autogestito attraverso cooperative fondate dai residenti, producono il “cibo della rivolta” che li rende autonomi dalla grande distribuzione organizzata, che viene prodotto senza fertilizzanti chimici o erbicidi, che rispetta la dignità della natura, libero dallo sfruttamento dell’uomo e dai caporali. Insomma un nuovo modello umano, sostenibile e realistico di abitazione e di auto-amministrazione.

È nata una raccolta fondi internazionale per supportare il progetto. Con le donazioni ricevute sarà possibile fornire elettricità, acqua e servizi di base per i primi mesi ad una casa esistente a Serra Marina, vicino Metaponto, per ospitare 40 migranti rimasti senza tetto da quando il ghetto è stato evacuato. Inoltre verrà acquistate le macchine per la coltivazione di altri ettari di terreno oltre ad un veicolo per gli spostamenti nei cambi dei lavoratori.

“Ogni individuo ha diritto a un lavoro dignitoso e a un salario equo – si legge nel manifesto “La rivolta della dignità – I prezzi dei prodotti devono riflettere il valore equo del lavoro. Rifiutiamo il consumo di beni basati sullo sfruttamento umano in Europa e nel mondo. La dignità umana è la dignità della natura. Basta monocolture distruttive, fertilizzanti ed erbicidi! La produzione alimentare non è per il profitto, ma per il bene comune delle generazioni presenti e future”.


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