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La Frontiera del Diritto ed il Diritto della Frontiera. Lampedusa 9/10 novembre 2019

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Lampedusa non è solo un luogo geografico, estrema punta meridionale dell’Europa, balcone sporgente sulla costa della Libia, ma è anche una metafora della frontiera, luogo di separazione e di incontro, confine fra civiltà, lingue e culture differenti. E la frontiera non è solo un luogo fisico ma anche un luogo del pensiero in cui si confrontano esperienze e linguaggi.

Per questo un’associazione di magistrati (Area democratica per la Giustizia), impegnati ogni giorno nella fatica quotidiana di rendere giustizia, ed un’associazione di studi giuridici (ASGI), che ha al centro dei suoi interessi la tutela della persone vulnerabili, hanno deciso di convocare a Lampedusa, il 9 e 10 novembre una riflessione comune sul tema della frontiera con riferimento ai molteplici aspetti del fenomeno dell’immigrazione.

A dieci anni di distanza dal primo incontro (settembre 2009), una nuova convocazione, un confronto sui temi dell’immigrazione fra esponenti di massimo rilievo della cultura giuridica, fra i quali Valerio Onida, ex Presidente della Corte Costituzionale, Guido Raimondi, ex Presidente della Corte Europea dei diritti dell’uomo, docenti universitari, avvocati, magistrati addetti all’applicazione quotidiana del diritto dell’immigrazione, esperti dell’ONU, personalità della cultura, giornalisti ed operatori nel campo dell’informazione, con la partecipazione attiva di Magistratura Democratica per bocca del suo Presidente, Riccardo De Vito e del Segretario del Movimento per la Giustizia – art. 3, Carmine Castaldo.

Dopo la revoca dell’operazione “Mare nostrum”, lanciata dopo il tremendo naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013,  le vicende degli ultimi anni hanno visto una crescente drammatizzazione politica sul tema degli sbarchi di richiedenti asilo ed immigrati provenienti in massima parte dal Mediterraneo centrale, che ha portato a vicende paradossali, come l’impedimento alle navi della guardia costiera di effettuare gli sbarchi dei naufraghi recuperati in mare in adempimento  degli obblighi di soccorso nascenti dal diritto del mare. Questo atteggiamento è sfociato in un diffuso ostracismo all’attività di ricerca e soccorso in alto mare svolto dalle navi private delle ONG, che da condotte politico-amministrative è trasmigrato in provvedimenti legislativi come il decreto sicurezza bis, mirato ad impedire definitivamente le operazioni di salvataggio in mare operato dalle navi delle ONG.

Questa situazione ha creato un conflitto di norme fra regolamenti nazionali ed obblighi internazionali nascenti dal diritto internazionale dei diritti umani ed una crescente frizione fra le condotte politico-amministrative e l’attività di controllo giurisdizionale, conflitto che provoca la comunità dei giuristi a confrontarsi per definire il regolamento di confine fra le opposte esigenze. Al di là delle problematiche di natura giuridica il convegno di Lampedusa propone un confronto con giornalisti e personalità della cultura perché la narrazione del fenomeno dell’immigrazione precede e determina le condotte politiche ed i loro sbocchi legislativi ed amministrativi. Esiste una grande responsabilità non solo degli uomini politici, ma anche dei mass media che hanno alterato il senso comune raffigurando dei gruppi sociali di persone vulnerabili come orde di invasori, quindi come nemici pubblici, da respingere sul bagnasciuga, senza nessuna pietà. Al punto che quando viene operato un salvataggio in mare si radunano gruppi di odiatori che inveiscono contro i volontari della ONG. Se nella comunicazione pubblica sostituissimo la parola “immigrati” con la parola “ebrei”, ci renderemmo facilmente conto che qualcosa non va.


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