BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Dieci giornalisti, oltre al direttore Lopez, attendono da soli 20 anni una sentenza sul caso “La Nuova Basilicata”

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Mancava qualche giorno alla santa Pasqua del 1999 e quell’eccentrico imprenditore lucano, tale Donato Macchia, ci formulava gli auguri di buona Pasqua. Con un sorriso che, sulle prime, mi sembrò un po’ da circostanza, ma poi invece ho capito che sarebbe stato degno di quell’attore che da lì a qualche anno avrebbe interpretato Giuda nel capolavoro di Mel Gibson, girato in quella stupenda, affascinante, misteriosa (piena di misteri) terra che è la Basilicata. Sì proprio lui: Giuda perché se con la mano destra ci formulò i più sentiti auguri, con la sinistra ci consegnò la lettera di licenziamento.
Eppure eravamo stati noi 10 ragazzi e un direttore come Beppe Lopez ad aver dato lustro e dignità ad un piccolo imprenditore che fino ad allora si era occupato soprattutto di alberghi e pompe di benzina. In realtà questo era un aspetto secondario di quella che per i più era stata una mission, anzi una “mission impossible”, diventata “possible” nel giro di pochi mesi: offrire alla Basilicata il primo quotidiano regionale, “La Nuova Basilicata”.
Un quasi miracolo data l’esiguità dei mezzi messi a disposizione dal piccolo imprenditore che poté usufruire per molti di noi del facilitatore contratto Treu (contributi zero per l’editore).
Eppure, giunto il momento del rinnovo e rotto il meccanismo di fiducia fra lui e il direttore, il “piccolo” ci dette la buona Pasqua con la mano destra e con un coltello, per fortuna figurato, decise di sacrificare il corpo giornalistico sull’altare della riduzione dei costi.
Per onore di cronaca non tutto il corpo giornalistico fu sacrificato a scadenza di contratto. Il sottoscritto, Angelo Oliveto, Serena Gentile, Vittorio Massaro preferirono non abbandonare il direttore al suo destino e seguirne invece i passi. Ma si sa, è così dappertutto, c’è chi preferisce proseguire restando in posizione eretta e chi invece ne preferisce altre.
Insomma se Beppe Lopez ha subito danni e ingiustizie, i giornalisti che lo hanno seguito non ne hanno subite di meno. Tutti, anche quei pochi che avevano sperato nella magnanimità del “piccolo” e invece hanno solo allungato la propria agonia, lavorativa s’intende.
Ma cosa successe a partire da quella Pasqua del 1999? Tutti, per fortuna, bravura o raccomandazioni varie, hanno continuato a lavorare, anche perché il mercato offriva molto di più rispetto ad oggi.
E sono cominciate le battaglie giudiziarie che, come molti già sanno, avendo seguito la conferenza stampa in Federazione Nazionale tenuta qualche giorno fa da Lopez, non si sono ancora concluse. Solo qualcuno di noi, che non usufruito dello stesso patrocinio legale dei più, è giunto a conclusione e ha ottenuto la sentenza. Ma ovviamente non ha ancora visto una lira.  Tutti gli altri, compreso ovviamente Lopez, stanno attendendo.
Da 20 anni.
E qui si potrebbe aprire un lungo capitolo sulla gestione della giustizia in Basilicata, sulla solerzia del legali, sulle nebbie o sui misteri. Perché, come dicevamo all’inizio, la Basilicata è una terra di misteri.
Il punto è che a noi giornalisti i misteri piace svelarli.


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